Il direttore Cesareo scrive al commissario dell'Asp di Cosenza e alla Procura di Paola: «Nonostante le promesse, mancano ancora personale e strutture per Rianimazione e Anestesia, col rischio di conseguenze penali e per la salute dei malati». Operazioni solo a Cetraro da metà settembre?
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Pazienti che «sono ormai delle palline da ping pong», sbattuti da un lato all'altro del Tirreno cosentino, magari pure verso strutture in cui è impossibile ospitarli; personale già scarso che sta per diminuire ulteriormente, nonostante le promesse di nuovi arrivi; possibili reati sotto gli occhi di tutti e nessuno che provi ad impedirli: dopo il recente caso dello stop alle operazioni per carenza di sangue, continuano le grane per lo spoke che vede uniti gli ospedali di Paola e Cetraro. E a denunciarlo è il direttore medico Vincenzo Cesareo, in una lettera indirizzata al commissario straordinario dell'Asp di Cosenza, Cinzia Bettelini e, per conoscenza, alla Procura della Repubblica di Paola.
Cesareo attacca Asp e Procura
La missiva è un vero e proprio j'accuse che Cesareo apre rinfacciando il mancato rispetto di alcuni accordi sull'arrivo di rinforzi in corsia presi a inizio luglio. Il direttore dello spoke spiega che la carenza di personale specialista in Anestesia e Rianimazione si è tutt'altro che risolta da allora. Anzi, «è diventata ancora più insopportabile» perché a breve altri due medici si trasferiranno a lavorare altrove. Il deserto nei reparti prefigura, secondo Cesareo, «gravi responsabilità anche di ordine penale» perché costringe a sballottare i pazienti tra l'ospedale di Cetraro e quello di Paola. Ma in quest'ultimo, si legge ancora nella lettera, «non è possibile allocare la Rianimazione». Troppo «fatiscente e pericolosa» la struttura, ricorda ancora Cesareo puntando il dito anche contro la magistratura locale: che l'ospedale della città del santo sia in determinate condizioni, sottolinea, «è noto ormai da lunghi a tutti, Procura della Repubblica compresa».
Operazioni solo a Cetraro da metà settembre?
Il problema, insomma, è «grave e urgente» e qualcuno aveva promesso di risolverlo, ma non ha mantenuto i patti. Così Cesareo comunica che, visto che spetta a lui organizzare il lavoro nello spoke, risponderà all'altrui immobilismo con una proposta: trasferire tutte le attività chirurgiche, a partire dal 15 settembre, a Cetraro. Proposta che si accompagna ad un invito finale, rivolto al procuratore di Paola, e un avverbio che pesa come un macigno: «adottare finalmente consequenziali provvedimenti tendenti a tutelare la vita dell'utenza». Come se finora la posta in gioco non fosse stata chiara.