VIDEO-FOTO | La guarigione dei due pazienti trasferiti da Bergamo e Cremona rappresenta non solo la vittoria di una battaglia contro il Covid-19, ma è anche una prova della professionalità e dell’umanità di medici e paramedici del nosocomio catanzarese
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È trascorso un mese dal loro arrivo. Erano giunti a Catanzaro nella notte, intubati, frastornati e sofferenti. I due pazienti affetti da covid 19, provenienti da Bergamo e Cremona, sono stati subito ricoverati in terapia intensiva all’Ospedale Pugliese-Ciaccio.
La Lombardia non aveva più posti e ad accoglierli, la Calabria. Sì, la Calabria. Suona strano, è vero: due pazienti del nord portati al sud per essere curati. Ed è “suonato” strano anche agli stessi calabresi che increduli, quella sera, assistevano ad una scena che mai avrebbero creduto di vivere. Eppure è a Catanzaro che hanno trovato le cure, il calore, la guarigione.
Ed è dal reparto di malattie infettive che oggi, quegli stessi pazienti sono usciti sorridenti e grati. Via le coperte, via i tubi e via i respiratori. Sono stati il freddo ed il buio della notte ad accoglierli al loro arrivo ed oggi, come simbolo di rinascita, sono stati salutati da un caldo sole di primavera.
Sono guariti e tornano dai loro cari, nelle loro case. Anche se una casa, in questo lungo mese di degenza i due pazienti, un uomo ed una donna, l’avevano trovata all’interno del reparto, coccolati dalle cure amorevoli di infermieri e medici che hanno dato prova di professionalità, competenza e umanità.
La battaglia non è ancora finita purtroppo, ma per il personale sanitario di malattie infettive oggi è stata una festa, una piccola grande vittoria che dà speranza e che incoraggia.
L'abbraccio in corsia
Nelle immagini girate all’interno del reparto (vedi il video) si vede la prima paziente che, prima di andar via, cerca in tutti i modi di salutare e ringraziare il primario di malattie infettive, il dr Lucio Cosco.
Poi la barella viene girata per raggiungere l’uscita e davanti a lei gli occhi commossi di infermieri, oss e medici del reparto che, posizionati lungo tutto il corridoio, l’hanno omaggiata con scroscianti applausi. Strette di mano e frasi di incoraggiamento anche per il secondo paziente.
Entrambi, non avevano fretta di andar via, hanno salutano uno per uno i sanitari. Sono sereni e riconoscenti per l’accoglienza ricevuta ed anche se la mascherina copriva i loro sorrisi, gli occhi non mentivano.
«È stato un po’ più fortunato di altri – ha detto sotto la sua tuta un medico lombardo che accompagnava la barella di uno dei degenti -, alcuni pazienti si sono risvegliati in Germania dove parlavano un‘altra lingua. Ma soprattutto è stato molto fortunato ad andare in un posto in cui c’è il calore del sud».