Più di 11 milioni di euro. È la cifra che la sanità calabrese potrebbe risparmiare se si equiparasse alle regioni virtuose nell’acquisto di dispositivi medici per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete.
È questo il dato emerso dall’indagine posta in essere nel 2017 dall’Autorità Nazionale Anticorruzione e pubblicata oggi, in seguito alle segnalazioni di alcune associazioni di pazienti riguardanti i meccanismi di approvvigionamento dei prodotti in questione.

La spesa complessiva per la fornitura degli stessi a livello nazionale ammonta a oltre 500 milioni l’anno e riguarda, in particolare, le strisce per il controllo della glicemia, gli aghi penna, le lancette pungidito e le siringhe da insulina, con le prime che coprono il 76,6% della spesa totale.


Le differenze tra le varie regioni italiane non mancano, a partire dai dati forniti all’Enac, incompleti per parte di esse, tra cui la Calabria. L’indagine dipinge comunque un quadro tutto sommato in media con il resto della Penisola, eccezion fatta per la spesa pro capite, per la quale la punta dello stivale indossa la maglia nera.
Nel dettaglio, partendo dal dato oggettivo delle fonti di approvvigionamento e stando ai numeri del 2016, le farmacie sono gli unici fornitori, nonostante l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato nel 2013 abbia censurato questa pratica, ritenendo necessarie le gare pubbliche per l’acquisto dei prodotti e l’apertura a tutti i potenziali erogatori, comprese le parafarmacie e i centri commerciali. Inoltre, sempre secondo l’Enac, «laddove si utilizza l’accordo convenzionale, si hanno mediamente prezzi unitari significativamente più elevati rispetto a quelli registrati in caso di utilizzo della procedura ad evidenza pubblica, anche con riferimento a dispositivi medici identici».


Nello specifico, la spesa totale per tutti i prodotti in oggetto è di 29.280.292 milioni di euro, di cui più di 21 milioni per l’acquisto delle sole striscette. Rapportato al numero unitario, il prezzo medio dei dispositivi in Calabria risulta essere di 0,57 centesimi a pezzo, più del doppio rispetto alla media nazionale ottenuta con gara pubblica anziché tramite le farmacie - 0,23 centesimi a pezzo - e decisamente lontano dallo 0,12 centesimi ottenuti dal Friuli sempre tramite gara pubblica. Incrociando i dati si arriva, appunto, agli 11.148.622 riportati in apertura, pari al 38,1% del totale.


E ancora, se si va a osservare la spesa pro capite, i dati medi sono di 8,4 euro a paziente, ma, entrando nello specifico, la regione più parsimoniosa risulta essere l’Emilia Romagna, con 2,6 euro, mentre la più spendacciona è proprio la Calabria con 14,8 euro a paziente. L’indagine precisa inoltre che «le differenze riscontrate a livello regionale, potrebbero in parte trovare spiegazione in una diversa ripartizione delle tipologie di diabete nelle varie Regioni», ma «l’entità delle differenze difficilmente può trovare una totale spiegazione nella eventuale differenziazione dell’incidenza del diabete e nella ripartizione delle tipologie dello stesso tra le diverse Regioni». Un po’ come essere rimandati a settembre.


L’indagine dell’Autorità anticorruzione, è bene ricordarlo, riguarda i dispositivi per l’autocontrollo e l’autogestione del diabete. Se si dovesse allargare a tutti i prodotti che quotidianamente vengono forniti agli utenti per ogni tipo di patologia, il dato potrebbe lievitare a centinaia di milioni di euro. Cifre elevatissime che, se ridimensionate, rappresenterebbero un enorme risparmio per le casse di una regione che dal punto di vista sanitario versa in condizioni disastrose ormai da anni.