Aveva appena 20 anni Valentina Paonessa quando la madre Serafina, a soli 54 anni, inizia a dare i primi segnali dell’Alzheimer precoce. Quella mamma bella, sorridente, dallo sguardo rassicurante, pian piano va incontro alla forma più comune di demenza degenerativa che stravolge la vita di un’intera famiglia fino alla diagnosi un anno e mezzo fa. «Affrontare la situazione non è stato facile – racconta Valentina con gli occhi lucidi -. Mia mamma in casa era un disastro: nei suoi momenti di rabbia apriva i mobili e lanciava tutto a terra, mi gridava contro, era molto nervosa. Non riuscivo a portarla in giro perché scappava dalla macchina, dal ristorante, dal bar. All’inizio non sapevo come affrontare la cosa, la vita era ingestibile. Avevo molta paura di portarla in giro quindi stavamo in casa, logicamente si annoiava e di conseguenza si innervosiva».

 

L'amore di una figlia

Nonostante il dolore, la stanchezza e la paura difronte a quei cambiamenti inaccettabili, questa ragazza che oggi ha solo 24 anni ma una grande forza, non si arrende e da figlia diventa mamma della sua stessa mamma. Valentina è una donna cresciuta in fretta che studia per diventare tecnico dell’educazione socio educativo, gestisce la casa e si prende cura di tutta la famiglia, anche al papà e dei suoi due fratelli. Tre giorni a settimana accompagna la sua mamma al centro diurno Al. Pa. De., Alzheimer, Parkinson e demenze di Catanzaro, gestito dall’associazione Ra. Gi di Elena Sodano. Qui Serafina sorride, scherza, abbraccia tutti ed è più facile gestire la sua malattia. «Grazie a questo centro sono migliorata io ed è migliorata anche lei – spiega Valentina -. Mi sento meno sola: ho ripreso in mano la mia vita, ho ricominciato a studiare, posso dedicarmi nuovamente a me stessa. Mi stavo abbandonando ma poi ho capito che non era giusto, che se ci lasciamo andare noi familiari, ne risentono anche i nostri cari. Io trovo la forza guardando mia mamma negli occhi.  Spero che la mia testimonianza possa servire anche ad altre persone nella mia stessa situazione perché abbiamo tanto bisogno di essere aiutati».