Quello calabrese è di certo un sistema sanitario in sofferenza che paga lo scotto di tredici anni di commissariamento. Ma anche in un quadro del genere le eccellenze esistono. Due facce della stessa medaglia che se da una parte ci ricorda chiaramente la necessità di rilanciare la qualità del comparto per garantire la giusta assistenza ai cittadini, dall’altra evidenzia come anche in Calabria ci siano professionalità invidiabili che meritano di essere valorizzate.

Centro di riferimento per la ricerca

Diversi esempi arrivano dall’Università Magna Graecia di Catanzaro con il suo policlinico universitario che, seppure giovane, essendo nata poco più che vent’anni fa, si è imposta nello scenario calabrese quale centro di riferimento per la ricerca. E i successi, sia a livello sperimentale che clinico, nel tempo non si sono fatti attendere. E anche in questo anno funesto, attraversato dalla pandemia da Covid-19, l’ateneo è stato premiato da riconoscimenti nazionali e internazionali che certificano la qualità della ricerca e dell’assistenza.

Studiosi di eccellenza

Ultimo, in ordine di tempo, quello che arriva dalla prestigiosa università di Stanford che ha individuato tra i 160 mila migliori scienziati di tutto il mondo pure 15 docenti e ricercatori dell’ateneo catanzarese, tra loro anche il rettore Giovambattista De Sarro. Ed è sempre la stessa università ad aver ricevuto per il 2020 il Premio Angi, Associazione Nazionale Giovani Innovatori, la prima organizzazione nazionale dedicata al mondo dell’innovazione. E tra i migliori innovatori del Paese e quindi tra i destinatari del premio Innovation Business Award per la categoria Formazione & Human resources, anche lo spinoff universitario Net4Science, coordinato dal professore Stefano Alcaro con i due giovani ricercatori, Isabella Romeo e Antonio Lupia.

Cardiologia al secondo posto in Italia

Ma questo 2020 si chiude anche col riconoscimento dal parte dell’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, della cardiologia del policlinico catanzarese, diretta dal presidente della Società Italiana di Cardiologia Ciro Indolfi, quale secondo presidio in Italia per il trattamento dell’infarto acuto, con 935 ricoveri, preceduta dal policlinico Sant’Orsola di Bologna e seguita dall’Azienda ospedaliera Cardarelli di Napoli.  

Orologio“salvacuore”

Un reparto che si è distinto anche per la ricerca coordinata dalla cardiologa Carmen Spaccarotella, i cui dati sono stati pubblicati su Jama Cardiology e presentati nel corso del congresso dell’European Society of Cardiology 2020, che ha permesso di dimostrare che è possibile utilizzare lo smartwatch, l’orologio “salvacuore”,  come elettrocardiogramma portatile contribuendo così alla riduzione dei tempi di diagnosi dell’infarto e migliorare la prognosi dei pazienti. Dunque sono solo alcuni dei risultati che devono diventare per i futuri medici calabresi che decidono restare nella nostra regione, uno stimolo per credere che la Calabria sia in grado di offrire loro spazi per formarsi e dare un nuovo impulso allo sviluppo e alla crescita di questa terra.