La storia di Federica, colpita dalla sindrome di May Thurner, la cui vita è cambiata dopo l’incontro con Domenico Baccellieri, chirurgo vascolare di Reggio Calabria operante al San Raffaele di Milano
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Una storia di sofferenza e rinascita, grazie a un “angelo dottore” calabrese. È quella vissuta da Federica Fedele, una donna di Gallarate colpita da embolia polmonare, che si è vista cambiare la vita da Domenico Baccellieri, medico calabrese (di Reggio) operante all’ospedale San Raffaele di Milano.
Federica ci ha scritto per far conoscere la sua storia «perché la prevenzione parte innanzitutto dall’informazione». Ecco la sua toccante testimonianza.
Il racconto
Sono Federica Fedele, sono di Gallarate (VA), mamma di Giorgia e Simone, mi occupo di alta tecnologia per l’edilizia, conducevo una vita normale prima della mia condizione di salute. L’unica cosa che mi preme sottolineare che nel corso della vita, durante tutte le visite ginecologhe, tutti mi hanno sempre diagnosticato un varicocele pelvico sinistro, senza dare alcuna importanza, dicendo che era un fatto congenito, e stando bene, non mi sono mai posta il problema (invece da lì era evidente che un po’ di importanza bisognava darla).
All’età di 38 anni, dopo il concerto di Vasco al Modena Park, che da grande fan ho vissuto da sotto il palco, sono stata travolta improvvisamente da una tromboembolia polmonare. Il caldo, la forte disidratazione abbinata alla pillola anticoncezionale, che a quel tempo assumevo... , tutti questi fattori hanno scatenato l’inferno. Purtroppo nel primo ospedale, non riconoscono subito la trombosi venosa profonda, e vengo dimessa con un Brufen senza togliermi nemmeno l’anticoncezionale. La notte, la trombosi venosa profonda è degenerata in embolia polmonare: «l’abbiamo presa per i capelli» mi dicono all’arrivo del secondo ospedale e mi portano in unità coronarica, questo però purtroppo solo dopo 8/9 ore di attesa, perché dato che erano passate solo 12 ore dal precedente ospedale, hanno sottovalutato l’importanza del caso.
Sono stata dimessa dopo 10 giorni di terapia intensiva, con una trombosi in atto, ma purtroppo senza alcuna risposta di quanto mi è accaduto, unica terapia assunzione della pastiglia anticoagulante ed indossare sempre la calza elastica. Per un anno intero lotto, girando ospedali, da sola, in cerca di risposte. Mi sono recata anche in centri per trombosi, ma nulla, nessuna risposta.
Un anno dopo, mi indicano il Dott. Domenico Baccellieri, mi reco con urgenza al San Raffaele di Milano e lì vedo la luce. Il Dottor Baccellieri mi ha dato speranza sin dalla prima visita, da lì è diventato il mio Angelo Dottore. In pochissimo tempo, durante un ecocolordopler, mi dice con fermezza e professionalità che ho una sindrome denominata May Thurner, che mi avrebbe aiutato a risolvere i miei problemi, intervenendo in urgenza con due interventi delicati; da subito mi sono sentita al sicuro e protetta. Devo sottolineare la sua grande competenza e immensa capacità di dialogare e di rassicurare il paziente che considero queste sue abilità davvero un grande dono.
Col primo intervento ha ricanalizzato e impiantato uno stent nella vena iliaca comune esterna, e con il secondo, impiantando un secondo stent, nella vena iliaca comune sinistra, entrambe interventi in anestesia generale. Da subito tutti i circoli collaterali sono scomparsi e la gamba me la sono sentita leggerissima!
Quest’anno Vasco ed il Fans Club, mi regalano una bellissima esperienza sotto il palco a San Siro il 2 giugno, per la mia rinascita. Se posso aiutare a far riconoscere questa condizione di salute, descrivo brevemente i sintomi avuti: Fitta costante con dolore all'inguine, dolore simile ad uno strappetto muscolare. In poco tempo, la gamba sinistra ha iniziato a gonfiarsi, a diventare molto rossa, lucida e bollente! Se avete un minimo sospetto di aver un problema di salute simile, non perdete tempo, nel mio caso, avendo aspettato un anno, parte del trombo è risultato "cronicizzato" quindi non è stato possibile esportarlo, continuerò forse a vita il trattamento anticoagulante, oltre i continui controlli. Per quanto mi è possibile, mi sto impegnando a diffondere questa sindrome per aiutare altre persone, affinché non passino l’inferno che ho vissuto io; perché la prevenzione parte innanzitutto dall’informazione. Questa è la mia storia, una storia di speranza, affinché ci sia più consapevolezza.