Quasi due anni di pandemia sembrano aver insegnato ben poco nella gestione dell'emergenza. Oggi, come i primi giorni della diffusione del covid, si rincorrono i contagi che però corrono più velocemente di ogni operazione di tracciamento. I sistemi di screening sfuggono al controllo e l'isteria collettiva si manifesta in lunghe code fuori le farmacie per effettuare i tamponi e in assalti ai centri vaccinali.

Autorità sanitarie grandi assenti

L'unico argine alla circolazione del virus sembra ridursi al buonsenso dei cittadini, chiamati all'autoisolamento in assenza di qualsiasi comunicazione da parte delle autorità sanitarie locali. È questo il caso, come quello di tanti in questi giorni, di una donna catanzarese che tra il 21 e il 22 dicembre inizia a manifestare i sintomi di una banale influenza: «I primi due giorni sembrava un semplice raffreddore ma poi ho avuto febbre, dolori muscolari e così ho deciso di sottopormi a tampone in farmacia».

La scoperta dell'infezione

È il 23 dicembre, la donna su consiglio del medico curante, scopre la positività attraverso un test rapido che viene trasmessa all'Asp di Catanzaro, chiamata in teoria ad effettuare il tampone molecolare di conferma a stretto giro: «Nel giro di un'ora ricevo la chiamata da parte dell'Asp - racconta la donna - che mi raccomanda la quarantena e chiede di attendere una successiva comunicazione». Il nucleo familiare è composto da quattro persone: la donna positiva, il marito e i due figli risultati negativi; tutti in attesa sotto lo stesso tetto di una chiamata da parte dell'Asp.

Una settimana di attesa

«Aspettiamo qualche giorno - aggiunge ancora la donna - mentre a casa resto sotto la sorveglianza del medico curante che monitora la saturazione dell'ossigeno». Ma dell'Asp nessuna traccia: «Abbiamo così iniziato a chiamare agli uffici preposti - specifica il figlio - ma un numero risulta sempre occupato mentre al secondo dopo qualche squillo mettono giù», «nessuno si è degnato di fare una chiamata - aggiunge ancora la donna - e dopo una settimana trascorsa senza saper che fare i miei familiari sono tornati ad effettuare il test rapido in farmacia per capire se la positività si fosse estesa in famiglia essendo costretti a restare insieme».

L'esasperazione

L'esasperazione cresce mentre al telefono non risponde nessuno e così si decide di raggiungere in auto la postazione allestita al poliambulatorio dell'Asp a Lido, dove si eseguono i tamponi. Intanto, si è arrivati al 29 di dicembre: «Io resto in auto - racconta la donna - e scende mio marito per parlare con i medici chiedendo se il mio nominativo fosse in elenco. Non risultava, e per di più i sanitari ci confermano che senza alcuna comunicazione da parte del dipartimento Prevenzione non sono autorizzati ad effettuare alcun tampone fuori elenco».

La ricerca in macchina

All'esasperazione si unisce, quindi, lo sdegno. Marito e moglie - sempre in auto - raggiungono così via Acri dove ha sede il dipartimento Prevenzione dell'Asp. L'uomo scende e si fa ricevere negli uffici dove espone il caso: «È vergognoso che dopo una settimana, sia necessario andare a lamentarsi direttamente sul posto per avere una risposta dalle autorità preposte» rincara la dose il figlio. 

Nessuna assistenza domiciliare

Solo dopo essersi presentati di persona negli uffici dell'Asp, la famiglia riceve una telefonata che autorizza la donna a sottoporsi al tampone molecolare ma la conversazione rasenta il grottesco: «La donna al telefono mi dice di recarmi il giorno dopo (30 dicembre ndr) al poliambulatorio a Lido, da sola, senza accompagnatori. Ma io replico di avere broncospasmi, di non sentirmi affatto bene e chiedo se il tampone può essere fatto anche a domicilio. La donna però insiste e mi consiglia di andare da sola in macchina al poliambulatorio». 

Da sola in macchina, col covid

Così la donna questa mattina, ancora con i sintomi del covid, si mette in macchina e si incolonna nella lunga fila di auto: «La fila iniziava alla rotatoria di Giovino - racconta -, e nell'attesa ho iniziato a sentirmi male. Ho chiamato mio fratello che mi ha portato un pò d'acqua e dei biscotti. Sentivo affanno e confusione alla testa. C'era una fila chilometrica e ho pensato a quante persone si trovano nelle mie stesse condizioni. Non c'è alcuna preparazione nella gestione dell'emergenza sanitaria, non rispondono al telefono ai cittadini, non vengono a casa ad effettuare i tamponi almeno alle persone in difficoltà. Tutto ciò è molto grave».