Il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, sposa la causa dei dializzati reggini costretti ad attraversare lo Stretto per la terapia salvavita, dopo avere incontrato in questi giorni Antonio Montuoro, segretario regionale dell’Aned, e Francesco Puntillo, delegato reggino dell’Aned (Associazione nazionale emodializzati dialisi e trapianto).

 


Presto, attorno allo stesso tavolo, il rappresentante di Governo chiamerà a raccolta l’Aned, la Regione (Dipartimento tutela della salute) l’Asp, il commissario per il piano di rientro, Massimo Scura, il Comune e la città Metropolitana.
È da tempo che gli enti locali si sono mostri sensibili al problema, sostenendo la necessità di una soluzione. Il Comune di Reggio Calabria, tre anni fa, aveva messo a disposizione tutti i locali necessari degli ex Ricoveri riuniti per porre fine all’esodo degli emodializzati.
«Presto parteciperemo all’ennesimo incontro che, si spera, porti frutto e ponga fine al rimbalzo di responsabilità tra Regione e Asp che tardano a certificare la mancanza di posti dialisi a Reggio», chiosa il delegato reggino Puntillo.

 


Proprio qui pare che risieda il nodo della questione. Il commissario Scura avrebbe richiesto, entro il 31 marzo del 2017, il piano territoriale «che – continua Puntillo - l’Asp avrebbe dovuto presentare per il territorio di sua competenza, certificando, tra l’altro, la mancanza di posti dialisi. Ad oggi però nulla è stato fatto».
L’unica soluzione possibile ora resta «l’esplicitazione in stralcio che permetterebbe alle parti, Regione e Asp, vista la condizione di estrema emergenza degli ammalati, di mettere nero su bianco la carenza a Reggio di 15 posti dialisi».

 

Se sarà attuata o meno al momento non è dato saperlo, perché, come sottolinea Puntillo, «non c’è nessuna certezza.
Ad oggi una sola cosa è sotto gli occhi di tutti: il calvario dei dializzati e la spesa sanitaria, che ammonta a 1,2 milioni di euro l’anno, quanto la Calabria deve versare in rimborsi destinati alla Regione Sicilia.
Trentaquattro pazienti, molti dei quali anziani, continuano ad alzarsi alle quattro di mattina affrontando tre volte a settimana e con qualunque condizione atmosferica questa odissea, come documentato nello Speciale di LacTv Lo Stretto della speranza.