«Infermieri e dottoresse come loro non ne ho mai trovati in nessun posto. Se hanno fatto gli “accordi” fuori che li vadano a fare in un altro posto. Qua "accordi" non ce n’è per nessuno. Vogliono la guerra e facciamo la guerra e vediamo un po’ se tolgono questo personale e ne mettono un altro». È arrabbiato e indignato il signor Giuseppe Barchetta, uno dei pazienti oncologici in cura all’“hospice di via delle stelle” di Reggio Calabria che, nonostante la malattia, oggi ha protestato in difesa della struttura a rischio chiusura. Seduto sulla sua sedia a rotelle a gran voce si chiede più volte «perché l’Asp vuole mandare tutti a casa?» e se lo chiedono anche tanti cittadini che oggi, come in altre occasioni, si sono stretti intorno al personale, ai malati e ai loro familiari, tutti uniti per dire «giù le mani dall’ hospice», come recita uno dei tanti cartelloni affissi sulla facciata del centro di cure palliative.

 

L’iniziativa è partita dal sindacato dei lavoratori Uil che denuncia la grave situazione in cui versa l’Hospice nonchè la possibile perdita del personale altamente specializzato. Si tratta di 54 persone che rischiano di trovarsi in mezzo a una strada dopo 13 anni di grandi sacrifici umani e lavorativi. Lavorare “insieme” alla morte non è per nulla facile e non lo è di certo quando a fine mese lo stipendio non arriva. Ma nonostante questo il personale si è sempre recato sul posto di lavoro perchè prendere per mano questi pazienti, nel momento più doloroso della loro esistenza, è una missione che non guarda né l’orologio né il portafoglio. L’Asp non paga rimborsi e fatture da ben 9 mesi e se la struttura è ancora aperta è solo grazie alle donazioni. I contratti non sono rinnovati poiché è volontà della triade commissariale presentare un bando di interesse pubblico affidandone così ad altri la gestione. Una gestione a cui, però i pazienti non vogliono rinunciare anche perché l’hospice da oltre un decennio rappresenta un vero “fiore all’occhiello” della sanità reggina.

 

«L’Hospice è una vera eccellenza – ha dichiarato alla nostra testata Nuccio Azzarà, segretario generale della Uil di Reggio Calabria. Abbiamo il dovere di difenderla. Qui c’è di mezzo il diritto alla salute che deve essere garantito alla comunità. Questa non è una fabbrica in cui si producono bulloni, qui è in gioco la salute delle persone. Per questo chiediamo un livello adeguato di qualità e professionalità manageriale - ha concluso - nonchè l’obbligo di sedersi attorno a un tavolo e trovare una soluzione. L’Asp non può chiudersi, il tempo sta scorrendo e dicembre è alle porte e noi dobbiamo stringerci e difendere l’Hospice in ogni spazio e in ogni sede».

 

E l’abbraccio, sia fisico che morale, da parte della cittadinanza reggina oggi c’è stato e continuerà ad esserci perché dalla piazza si è levata una richiesta ben precisa ossia quella riguardante la convocazione di un consiglio comunale aperto con la presenza della triade commissariale. Demetrio Delfino, presidente del civico consesso, ne ha garantito la convocazione, ma ovviamente non può garantire la presenza dei commissari i quali non sono soliti presenziare a incontri o dibattiti pubblici e, come lamentato più volte da ogni comparto del terzo settore, a malapena ricevono le parti sociali.