Era il 24 maggio di ventisei anni fa quando, per la prima volta, venne pubblicato in Gazzetta Ufficiale il profilo professionale del terapista occupazionale. Questa data assume quindi un valore storico per questa professione facente parte del panorama riabilitativo al pari di importanti figure come il fisioterapista, il logopedista, il terapista della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva, dell’ortottista, dell’educatore professionale, del tecnico della riabilitazione psichiatrica e del podologo. Figure con le quali il terapista occupazionale si trova spesso a lavorare in équipe.

Il ruolo del terapista occupazionale 

Ma di cosa si occupa, nello specifico? Il terapista occupazionale opera nell’ambito della prevenzione, cura e riabilitazione di pazienti con disordini fisici, psichici e disabilità temporanee e permanenti, utilizzando attività espressive, manuali-rappresentative e ludiche della vita quotidiana. Una volta definito, all’interno dell’équipe multidisciplinare, il programma riabilitativo volto ad individuare i bisogni del paziente e a darvi risposta, il terapista occupazionale si farà carico di avviarlo verso un percorso di autonomia sul piano personale e di miglioramento delle sue dinamiche relazionali all’interno del tessuto sociale.

Esperienze

Il terapista occupazionale interviene su pazienti di tutte le fasce di età, da quelli in età evolutiva fino ai pazienti geriatrici, avendo modo di operare in tante patologie di tipo cronico-degenerativo, quali ad esempio Sclerosi multipla e SLA. Proprio di queste patologie si occupa Valentina Rubino, Terapista Occupazionale presso il centro San Vitaliano di Catanzaro e referente per l’Ordine TSRM e PSTRP di Catanzaro-Crotone e Vibo Valentia, che descrive in questi termini la sua attività: «Nel mio lavoro il focus è rappresentato dall’individuazione e dall’applicazione concreta di adattamenti ambientali e personali che tengano conto del progredire della malattia, nonché dall’inevitabile avanzamento del grado di disabilità della persona assistita che ad esso consegue. Per operare efficacemente in tal senso, occorre logicamente partire dalla ricognizione e dalla valutazione delle risorse residue, cercando sempre di rendere partecipe la persona trattata, nonostante l’impossibilità di arrestare o rallentare il peggioramento delle sue condizioni generali».

La cura dei più piccoli

La presidente della Commissione d’Albo dei Terapisti Occupazionali di Cosenza, Rosangela Licciardi, opera invece presso il centro Anmisiss di Corigliano-Rossano, presso il reparto preposto alla cura dei disturbi dello spettro autistico, con bambini di età compresa tra i 3 e i 14 anni. Da parte sua una testimonianza sull’attività di un terapista occupazionale in età evolutiva: «L'obiettivo principale di un terapista occupazionale che lavora in questo ambito è migliorare le capacità di agire del bambino, valorizzandone gli interessi e favorendo l’inclusione famigliare, scolastica e sociale, attraverso modifiche comportamentali e ambientali. Si cerca inoltre di sviluppare le autonomie del bambino volte alla cura del sé, di stimolare le capacità di organizzazione nelle attività di vita quotidiana (dalla preparazione di un semplice pasto alla gestione di un gioco individuale o in gruppo, etc.), identificando, insieme all’équipe multidisciplinare, ausili e facilitatori per migliorarne l’autonomia e la partecipazione negli ambienti di vita».

Stato della professione nell’ambito regionale e prospettive

Ma quanti sono i terapisti occupazionali in Calabria? I dati a disposizione indicano un numero di circa 38 professionisti, che lavorano presso centri accreditati con la Regione Calabria come dipendenti o svolgono la libera professione, come afferma il Presidente della Commissione d’Albo dei Terapisti Occupazionali di Reggio Calabria e responsabile del fabbisogno formativo per la Regione Calabria per la stessa professione, Domenico Pinelli. La disponibilità di tale figura professionale in Calabria risulta sensibilmente inferiore rispetto alla media nazionale. Se, difatti, il dato nazionale è di 4,6 terapisti occupazionali ogni 100.000 abitanti, nell’ambito della nostra regione si contano soltanto 2,5 terapisti occupazionali ogni 100.000 abitanti.

Carenza di figure specializzate

L’assenza di terapisti occupazionali presso Asp ed ospedali è un problema che da sempre caratterizza, purtroppo, la nostra regione. Taluni bandi di mobilità da fuori regione hanno tentato di colmare parzialmente tale carenza, ma non sono stati perfezionati. Ciò, unitamente all’assenza di bandi di concorso per il reclutamento presso le strutture pubbliche, ha contribuito non poco alla chiusura del Corso di Laurea presso l’Università degli Studi di Catanzaro, più di dieci anni fa. I calabresi che hanno voluto intraprendere il percorso formativo che abilita alla professione di terapista occupazionale, si sono rivolti, negli ultimi anni, all’offerta universitaria disponibile fuori regione. Fortunatamente, è stato avviato un percorso che dovrebbe condurre alla riattivazione dello specifico Corso di Laurea, sempre presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro.

Attenzione crescente

A testimonianza di una crescente attenzione verso le peculiarità di tale figura professionale, il 27 maggio scorso, grazie alla disponibilità del Presidente della Commissione d’Albo nazionale dei Terapisti Occupazionali e dei Presidenti degli Ordini territoriali calabresi TSRM e PSTRP di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Cosenza e Reggio Calabria, è stato possibile svolgere presso l’Università Magna Graecia una giornata dedicata alla terapia occupazionale, con interventi di insigni esponenti del mondo accademico.