A rischio oltre duecento posti di lavoro. A invocare aiuto il candidato a sindaco cinquestelle Renato Cipolla
Tutti gli articoli di Salute
PHOTO
La clinica Tricarico, attualmente sottoposta a commissariamento, non deve chiudere. Lo ha detto ieri il pentastellato Renato Cipolla, candidato sindaco a Belvedere Marittimo, durante il comizio tenutosi all'anfiteatro sito sul lungomare cittadino. Cipolla ha rivelato di aver inviato alcuni giorni fa una lettera al ministro e vicepremier Luigi Di Maio per richiedere il suo intervento, anche se dal palco ha invitato tutti e 18 parlamentari calabresi a mobilitarsi per questa problematica. Il deputato grillino Paolo Parentela, che ha presenziato all'evento, ha fatto quindi leva «sull’importanza di votare una lista del MoVimento a Belvedere che ha i collegamenti con il Parlamento italiano ed europeo».
La vicenda
Come si ricorderà, l'enorme struttura sanitaria è finita all'asta giudiziaria per fallimento della società titolare, la "Istituto Ninetta Rosano", le cui ingarbugliate vicende finanziarie sono da mesi al vaglio degli inquirenti della procura di Paola, guidata dal procuratore Pierpaolao Bruni. Il sospetto degli investigatori è che la bancarotta possa essere fraudolenta. Di certo c'è che i debiti della clinica hanno raggiunto cifre esorbitanti. Per questo, nonostante la gestione sia affidata attualmente a due commissari giudiziali, dentro e fuori quelle mura serpeggia la paura che gli oltre 200 dipendenti possano perdere il posto di lavoro. Sarebbe un colpo durissimo per l'economia locale, già piegata da un alto tasso di povertà e disoccupazione.
Un gioiello della sanità
Se la clinica dovesse chiudere, il licenziamento di oltre 200 dipendenti non sarebbe l'unico dramma. Cipolla, infatti, nella lettera al ministro del Lavoro e dello sviluppo economico Luigi Di Maio ha specificato che la clinica è un «punto di riferimento sanitario locale, regionale ed interregionale» e la sua chiusura provocherebbe «un danno enorme per la sanità dell’intero territorio del Tirreno cosentino», già martoriato dalla chiusura dell'ospedale pubblico di Praia a Mare e dalla grave carenza di personale che si registra nelle diverse strutture della costa.