VIDEO | Secondo il direttore sanitario, Cesareo l'errore sarebbe stato dettato da fattori indipendenti dalla volontà del medico che ha preso in cura il paziente. Tra questi, l'esito negativo della tac. Intanto la famiglia procederà per le vie legali
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Se il paziente a cui hanno diagnosticato vertigini al posto dell'ictus fosse stato curato in tempo, avrebbe subito gli stessi gravi danni cerebrali? E' altamente probabile che la risposta sia negativa, ma prima di trasformare i social in un tribunale è necessario rendere chiari alcuni passaggi. Ci ha pensato il direttore sanitario della struttura, Vincenzo Cesareo, che pur rammaricandosi per l'accaduto e mostrandosi solidale con la famiglia dell'uomo, fornisce una versione dei fatti che per certi aspetti "scagiona" i medici del pronto soccorso dell'ospedale di Praia a Mare e pone l'attenzione su altri gravi aspetti della vicenda. Il dirigente, dopo aver appreso la notizia, ha acquisito tutto la documentazione attinente.
L'esito negativo della tac
Secondo il direttore sanitario la diagnosi errata, che ha comportato il rinvio delle cure adeguate all'ospedale Annunziata di Cosenza di quasi 24 ore, sarebbe stata influenzata principalmente da due fattori: una disartria (difficoltà nel linguaggio) lieve comparsa già 48 ore prima e l'esito negativo della tac, come già ampiamente sottolineato dal nostro giornale, che per prima ha raccontato la storia. Ciò che però tiene a precisare Cesareo è che, innanzi a tale esito, non si è potuta attivare la procedura di emergenza con cui il paziente sarebbe stato sottoposto a risonanza magnetica, esame che certamente avrebbe evidenziato l'ictus in corso e consentito l'attivazione del protocollo Stroke, il trattamento terapeutico tempestivo che in alta percentuale può limitare i danni cerebrali.
Un esposto farà luce sull'accaduto
Va comunque detto che il medico del pronto soccorso che lo ha avuto in cura avrebbe potuto prolungare il periodo di osservazione prima di rispedirlo a casa con una diagnosi errata, considerati anche tutti gli altri sintomi del paziente (capogiri, incapacità di reggersi in piedi e lieve stato confusionale), ma eventuali responsabilità in tal senso saranno poste al vaglio degli inquirenti, sollecitati da un esposto presentato dalla famiglia dell'uomo. Nel frattempo, Cesareo pone un altro quesito: «Perché il protocollo Stroke non è stato attivato all'ospedale di Lagonegro, dove l'uomo è stato portato subito dopo e dove l'ictus era già diventato un sospetto, come da referto?».
L'incognita della risonanza magnetica
Il direttore Cesareo approfitta per denunciare ancora una volta lo scandalo legato all'apparecchio di risonanza magnetica, arrivato nel nosocomio praiese due anni fa e mai messo in funzione, nonostante le spese giornaliere ingenti e i costi relativi ai lavori strutturali e di arredamento. «Anche se l'ictus fosse stato diagnosticato nell'immediato, all'ospedale di Praia a Mare non avremmo potuto sottoporlo all'esame diagnostico della risonanza magnetica. L'apparecchio, costato all'Asp di Cosenza quasi mezzo milione di euro, non è mai entrato in funzione, nonostante sia perfettamente funzionante e pronto all'uso». La segnalazioni sono state inoltrate decine di volti agli uffici preposti, ma non è servito a nulla.
Cose strane della sanità
Quella della risonanza magnetica è l'unica controversia registrata nella sanità altotirrenica? Macché, le irregolarità sono all'ordine del giorno e di fatti strani se ne vedono di continuo. Uno su tutti le fatture "gonfiate". «C'erano da svolgere alcuni lavori nel reparto di Ostetricia e Ginecologia all'ospedale di Cetraro - dice ancora Cesareo, che dirige anche quella struttura - e il costo era intorno ai 1.500 euro, massimo 2.000. Ne sono stati deliberati 20.000 per quei lavori, dieci volte il necessario, e ancora non sono nemmeno cominciati».
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