Le parole della nostra corrispondente da Reggio Calabria impegnata nella realizzazione di un servizio sulla terapia intensiva
Tutti gli articoli di Salute
PHOTO
Riportiamo la testimonianza della corrispondente da Reggio Calabria, impegnata nelle scorse ore nella realizzazione di un servizio giornalistico sulla terapia intensiva al Gom.
Morire di Covid, la testimonianza
La senti la morte quando arriva. E ogni volta che entro in quel reparto è come se riuscissi a sentirne l’odore. Ma ieri no, non ero pronta. E non lo erano neanche i medici e gli infermieri che negli otto letti della terapia intensiva covid a Reggio Calabria vedevano pazienti aggrediti da virus ma ancora in grado di lottare. Inquadro volti stremati, macchinari, schermi e tanta sofferenza. Ma di colpo la telecamera registra l’attimo in cui una donna di 72 anni smette di lottare.
L’ho sentita la morte e ho sentito la rabbia dei medici che fino alla fine hanno cercato di vincere l’ennesima battaglia ma «questo virus è maledetto, peggiorano e precipitano di colpo. Tante volte non ci dà neanche il tempo di capire perché passano dalla ripresa al crollo in un attimo». Aveva tante patologie la donna che ieri si è spenta al Gom, così come le avevano le centinaia di vittime che questo virus continua a mietere.
Ma non te ne fai una ragione mai, la morte non ha ragioni. E nonostante siano ormai passati due anni a raccontare quello che vedo in quelle corsie e il dolore che sento trapelare da quegli scafandri, oggi le lacrime dietro le palpebre hanno fatto male. Lascerà cicatrici profonde, questo maledetto virus, in chi ha perso un parente, in chi ha lottato per salvarli e ha perso, in chi ogni giorno prova a fare del suo meglio per far si che tutto questo non resti solo un brutto ricordo.