Pierpaolo Sileri, viceministro della Salute, esclude categoricamente un Natale tradizionale in tempi di covid: «Sarà una festa di emergenza, non c’è ombra di dubbio. È inutile che ci giriamo intorno: tra regali, baci e abbracci in situazioni con anziani di 80-85 anni basta un solo positivo e si rischia una strage».

 

Intervenendo a Mattino 5 ha poi spiegato: «Non riesco a pensare al cenone di Natale o al veglione di Capodanno. Capisco il desiderio di tornare alla normalità, ma è qualcosa che può essere anche letale. Cerchiamo di essere concreti: il virus circolerà ancora il 25 dicembre, cerchiamo di non vanificare gli sforzi».

 

La linea, come peraltro ribadito dal premier Conte e dal ministro Speranza, è quella della cautela: «Dove c'è assembramento, c'è rischio. I numeri di oggi non ci permettono di tornare ad una normalità completa. Leggo i dati, abbiamo avuto 630 morti: è come se ogni giorno cadessero 3 aerei pieni di italiani. È vero che muoiono i più fragili e più anziani, ma senza il coronavirus avrebbero vissuto ancora», ha ribadito ancora Sileri.

 

Ad oggi «i dati sono in miglioramento, è innegabile, grazie all’ultimo Dpcm. Un impianto di regole nazionali con restrizioni più forti, con zone rosse e arancioni, riduce l’esposizione al virus e riduce i contagi. Quello che manca è la riduzione della pressione sugli ospedali. Finché non diminuisce la pressione sul servizio sanitario nazionale – ha sottolineato il viceministro - la situazione resta in sospeso. O meglio, sono sicuro che il quadro migliorerà e verranno alleggerite le condizioni delle regioni rosse e arancioni, bisogna aspettare un paio di settimane. Ma tra un mese ipotizzo che una regione avrà alcune zone ancora rosse e altre arancioni: in queste aree nulla cambierà rispetto a oggi».