VIDEO | Il direttore del reparto di pneumologia dell'ospedale di Mantova, epicentro dell'epidemia in Italia a marzo, è di origini catanzaresi. Ha partecipato a un incontro culturale a Caminia di Stalettì. Ecco cosa ha detto
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«Dal punto di vista emotivo, tutt’oggi noi siamo provati. È stata un’esperienza che ci ha cambiato profondamente, è stata come un tatuaggio sulla pelle. Un’esperienza che io non sarei in grado di vivere una seconda volta». Sono ferite che non andranno mai via quelle lasciate sui sanitari dal covid-19. Lo conferma il medico di origini catanzaresi Giuseppe De Donno, direttore del reparto di pneumologia dell’ospedale di Mantova, in Lombardia, epicentro dell’epidemia, considerato il pioniere della tanto discussa plasmaterapia contro il coronavirus.
Una terapia consolidata
«Abbiamo messo in pratica questa metodica che risale a un centinaio di anni fa e ci ha dato delle grandi soddisfazioni - spiega lo specialista -. Noi stiamo utilizzando il plasma del paziente convalescente ancora oggi e c’è da dire che nel mondo ormai è una terapia quasi consolidata. Ormai abbiamo avviato la plasmaterapia in Sud America, Perù, Cile, Paraguay, Argentina. E anche grandi studi europei su larga casistica hanno confermato i nostri dati, cioè la riduzione significativa della mortalità con questo tipo di terapia. A Mantova la stiamo utilizzando anche per negativizzare i pazienti cronici cioè quelli che hanno il tampone positivo da molte settimane. E la stiamo utilizzando anche nelle case di riposo per proteggere i nostri anziani».
Il ritorno in Calabria
Incontriamo lo specialista in occasione della presentazione del libro di Francesco Concolino, “Follia in scena”, Santelli editore, al Mumak, museo del mare di Caminia di Stalettì dove ad accoglierlo ci sono parenti e amici di gioventù. «Mancavo dalla Calabria da molti anni ed è stato un grande piacere tornare e ricedere tanti cari amici». La mamma Rosetta abitava nel quartiere più antico di Catanzaro, Gagliano. E proprio a lei è stato intitolato il “centro di ricerca etica Rosa Talarico” fondato dallo stesso De Donno che nel corso della serata ha evidenziato come, tra Mantova e Pavia e non solo, grazie alla plasmaterapia si sia aperto un orizzonte terapeutico nuovo.
Pronti ad una seconda ondata
«Gli studi stanno andando avanti. C’è un protocollo nazionale, definito Tsunami - spiega De Donno - coordinato dall’Università di Pisa. Mantova è presente sia come membro dell'Istituto Superiore di Sanità sia come Agenzia italiana del farmaco. Io rappresento Aifa e il dott. Franchini l’Iss. Per cui diciamo che questo tipo di protezione ce l’abbiamo nel caso dovesse arrivare una seconda ondata. Ovviamente questo deve essere un tipo di trattamento “da guerra” cioè nella fase più critica. Lo abbiamo lanciato senza studi randomizzati e controllati, il nostro studio, quello pubblicato recentemente su Haematologica, importante rivista scientifica del settore, è fatto su una casistica di 50 pazienti però il dato che abbiamo ottenuto è significativo, da qui si è aperto un mondo e tutti dovranno tenerne conto».
La plasmaterapia in attesa del vaccino
Sicuramente la ricerca deve andare avanti e, prosegue lo pneumologo «il vaccino dovrà essere confezionato con tutti i criteri della sicurezza e in alternativa al vaccino abbiamo gli anticorpi monoclonali della farmaceutica. Solamente che questi due tipi di presidi richiedono del tempo. È probabile che il vaccino arrivi non prima di fine anno ma se la seconda ondata dovesse arrivare a ottobre noi dobbiamo essere pronti e l’unica certezza che c’è, ci è data dal plasma del paziente convalescente».
Le raccomandazioni ai cittadini
Dunque le raccomandazioni sono le solite: «quella principale è di non abbassare la guardia. Purtroppo siamo stati sottoposti a una schizofrenia di dichiarazioni da parte di noi sanitari, molte volte in contrapposizione gli uni dagli altri. Io dico sempre che questo virus non lo conosciamo, lo dico dal primo giorno e lo dico oggi, a fine agosto, e non sappiamo bene come si può comportare per cui la regola fondamentale è quella di evitare il più possibile gli assembramenti e lavarsi frequentemente le mani o disinfettarle. Questa deve essere una manovra che dovremo considerare anche in futuro. Il mio auspicio per il futuro è che la plasmaterapia venga utilizzata il più possibile in tutti i centri. La percezione che io ho in questi giorni è che può arrivare una seconda ondata».
Sostenere le attività del centro di ricerca
«Ho invitato De Donno perchè mi sembrava giusto dare il mio contributo per una causa in cui credo - ha spiegato l'autore del libro Francesco Concolino - perciò non ci ho pensato due volte e l'ho chiamato dicendogli che almeno i diritti del libro saranno totalmente devoluti al suo centro di ricerca etica Rosa Talarico che era la sua mamma. Spero che questa, così come altre in tutta Italia, sia una delle tante iniziative che sosterranno il lavoro di questo centro che presto prenderà vita». Nel corso della presentazione del libro di Concolino, coordinata dal giornalista Francesco Iuliano, sono inoltre intervenuti il docente di discipline dello spettacolo dell’Unical Carlo Faneli e il console onorario della Repubbica di Moldavia per la circoscrizione territoriale delle regioni Marche e Abbruzzo, Roberto Galanti.
Il libro “Follie in scena”
Il volume, con prefazione di Gianvito Casadonte, raccoglie quattro testi teatrali: un testo contro la violenza sulle donne e tre commedie “folli” intrise da un estro poetico. Le quattro opere teatrali apparentemente scollegate tra di loro sono legate, in realtà, dall’incomunicabilità umana. Tra incomprensioni, paure e assurdità invitano a riflettere su quei nostri comportamenti che inevitabilmente condizionano spesso la nostra quotidianità. L’opera ci permette di osservare personaggi in cui ognuno di noi può cogliere una parte di sé.