VIDEO | L'Azienda sanitaria tenta di tamponare dotando la struttura di figure professionali in mobilità da altri distretti. Dialogo aperto con le associazioni per individuare percorsi condivisi e duraturi
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Il caso del consultorio familiare di Celico, rimasto privo di attrezzature e di buona parte delle figure professionali necessarie per il corretto e continuativo svolgimento delle attività assistenziali, denunciato dal collettivo Cosentine in lotta e dalla Biblioteca delle donne bruzie, è soltanto la punta dell'iceberg di un sistema sanitario territoriale in sofferenza a causa del mancato turnover del personale andato in pensione.
Il consultorio di Celico
Questo centro, punto di riferimento della Presila, quando poteva contare sul pieno organico, aveva un vasto bacino d'utenza, adesso costretto a spostarsi altrove, soprattutto ad alimentare il settore privato. Dopo il sit-in di protesta organizzato davanti la sede della direzione generale dell'Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza, le attiviste hanno avuto una interlocuzione con il dirigente medico Giampiero Russo, in rappresentanza dell'Ente di Via Alimena. Presenti tra l'altro Francesca De Rose e Maria Francesca Lucanto.
Soluzione temporanea
Trovata una intesa temporanea per riavviare il funzionamento della struttura: almeno per un giorno alla settimana, alla infermiera già in servizio si aggiungeranno una ostetrica e una ginecologa in mobilità da altri distretti. Alla carenza strumentale si cercherà di far fronte con l'acquisto di un ecografo portatile. Ma si tratta solo di un primo tassello per la ricostruzione dei 21 consultori della provincia, in buona parte svuotati di figure specialistiche ed apparecchiature.
Costante monitoraggio
Il dialogo è comunque aperto con le associazioni per individuare percorsi condivisi e duraturi. Nella prossima settimana previsto un nuovo tavolo di confronto. «La situazione sarà costantemente monitorata - promette Francesca De Rose di Cosentine in lotta - Proseguiremo le nostre manifestazioni finché Celico e tutti i consultori della provincia non assicureranno il diritto alla salute a tutte le donne».