«Oggi il problema principale è quello dell'età: si fanno figli in età sempre più avanzata, che riduce ovviamente la fertilità delle coppie. L'altro grande problema è quello dell'inquinamento ambientale che interviene sia a livello degli spermatozoi, della conta spermatica, sia nelle problematiche che riguardano l'endometriosi. Molte donne sono affette da questa patologia e sappiamo che è in parte dovuta a problemi che riguardano l'inquinamento ambientale». Così Costantino Di Carlo, direttore ginecologia universitaria presso l'Ospedale Pugliese Ciaccio di Catanzaro intervenendo alla Cittadella Regionale al convegno “la preservazione della fertilità nelle pazienti affette da patologie benigne e maligne: dalla biologia alla clinica”.

Una coppia su sei ha problemi di fertilità

L'età, dunque, insieme all'inquinamento ambientale, resta uno dei fattori responsabili della infertilità, soprattutto per la donna che  tende sempre più a concepire tra i 35 e i 45 anni. Per questo è necessario tutelare la cultura riproduttiva della donna in maniera trasversale e sinergica. A Catanzaro si sono dati appuntamento esperti della procreazione medicalmente assistita  per uno scambio formativo e multidisciplinare a poche settimane dell'inaugurazione all'ospedale Pugliese Ciaccio del primo servizio di procreazione medicalmente assistita di III livello, diretto da Roberta Venturella, che è anche professore associato di Ginecologia all’Università di Catanzaro. «Sappiamo che una coppia su sei è affetta da infertilità. Oggi cerchiamo di formare e informare il territorio su quelle che sono le strategie per preservare la fertilità sia in presenza di patologie banali, ma che però possono compromettere la stessa, sia in presenza di patologie più importanti».

Infertilità femminile 

Dunque cosa devono sapere le donne che vogliono concepire un figlio senza rischi? «30 anni sarebbe l'età ideale per riprodursi - spiega la Venturella - purtroppo da 35 anni in su la nostra capacità riproduttiva, quella femminile in particolare, comincia a ridursi drasticamente. La fertilità finisce addirittura 10 anni prima della menopausa quindi il fattore età nel sesso femminile è quello preponderante. E' importante ricordare che non si può rimandare per sempre». Ma come è cambiato l'approccio a queste problematiche dopo l'apertura del centro di Procreazione Medicalmente Assistita di Catanzaro? «80 mila coppie all'anno si rivolgono a un centro di procreazione assistita. E sicuramente ce ne saranno molte di più che non emergono per difficoltà economiche o di spostamento - prosegue  - l'infertilità sappiamo che è una malattia sempre più frequente. Adesso la popolazione calabrese ha un punto di riferimento dentro casa. C'è stato un interessamento veramente inaspettato. Abbiamo visite prenotate fino ad aprile e cercheremo di rispondere all'utenza nel migliore dei modi. Questo sta attirando l'interesse anche da parte degli operatori vari, dalle ostetriche agli infermieri, dai biologi ai nutrizionisti. Quindi oltre a dare un servizio alla popolazione, sono sicura che porterà anche una ventata di formazione e informazione a tutti gli operatori sanitari». «Non ci sarà più bisogno di emigrare verso altre regioni - aggiunge Costantino Di Carlo - alla ricerca di una soluzione al problema della sterilità. Oggi qui a Catanzaro abbiamo la possibilità di risolvere problemi di fertilità anche molto complessi grazie alla collaborazione di specialisti di più discipline che convergono nella gestione del centro». 

Tutelare la cultura riproduttiva

Per Fulvio Zullo, Ordinario di Ostetricia e Ginecologia dell’Università Federico II di Napoli «la responsabilità principale è dei ginecologi che non devono far illudere le donne che possono avere una gravidanza a qualunque età. Tanti interventi inutili, tante gestioni cliniche irrazionali, purtroppo condizionano l'insuccesso di donne che arrivano troppo tardi al desiderio riproduttivo. Devo comunque dire che la Calabria è una regione nella quale si fa cultura su questo aspetto, rispetto a tante altre regioni d'Italia. Ma è necessario che se ne prenda consapevolezza a livello sociale». L'incontro è stato promosso dall’Ordine Nazionale dei Biologi, dall'Università Magna Graecia di Catanzaro, Associazione Scientifica Biologi Calabresi, con il Patrocinio della Regione Calabria, dell'Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Catanzaro, Ordine delle Professioni Infermieristiche, Ordine delle Ostetriche e Società Italiana Embriologia Riproduzione e Ricerca. Tra gli altri sono intervenuti Giuseppe Panella, direttore generale dell'Azienda Ospedaliera Pugliese Ciaccio, i biologi Ennio Avolio e Franco Scicchitano.