Il post Quinta Bolgia ancora dura all'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Era il novembre del 2018 quando l'inchiesta istruita dalla direzione distrettuale antimafia di Catanzaro alzava il velo su interessi stratificati nella gestione del servizio di ambulanza e delle onoranze funebri.

 

Per la Procura, i clan della città della Piana avevano infiltrato l'ente sanitario imponendo l'uso di mezzi di soccorso privati all'ospedale di Lamezia Terme, creando una sorta di monopolio di mercato. All'indomani l'Asp di Catanzaro revocò tutte le convenzioni con le cosiddette "croci", rimanendo però con un parco mezzi carente e vetusto. 

 

Da allora poco o nulla è cambiato. L'azienda sciolta per infiltrazioni mafiose ha continuato ad effettuare il servizio di soccorso con propri mezzi, talmente vecchi da rimanere spesso per strada durante gli interventi. E se nella forma le convenzioni con le "croci" sono state sospese, nella pratica spesso sono loro ad intervenire in sostituzione dei mezzi dell'Asp che, a rigor di legge, sono fuori norma.

 

È la Presidenza del Consiglio dei ministri a dettare gli indirizzi per la determinazione dei livelli di assistenza sanitaria di emergenza. Nel dettato normativo si fissano i limiti per l'impiego delle autoambulanze: 5 anni o 150mila chilometri per il soccorso avanzato e 7 anni e 300mila chilometri per il primo soccorso. Ma i mezzi dell'Asp hanno in media 15 anni di vita e un chilometraggio superiore a 500mila. 

 

La precisazione

In ordine all’articolo riceviamo una nota di precisazione da parte del direttore della centrale operativa del 118, Antonio Talesa, il quale smentisce che l’Azienda Sanitaria provinciale di Catanzaro abbia attivato convenzioni con società private (le cosiddette “croci”) per il supporto al servizio di emergenza. È doveroso, tuttavia, puntualizzare che nel servizio ci siamo semplicemente limitati a riportare le dichiarazioni del titolare di una ditta privata che conferma di effettuare il trasporto di pazienti. Un servizio aggiuntivo rispetto a quello svolto dall’Asp e in maniera del tutto privata, su chiamata da parte dell’utente e non tramite centrale operativa.