Il consigliere regionale del Pd presenta un'interrogazione alla governatrice Santelli. Dai bilanci non approvati ai ritardi nell'approvazione della rete territoriale. Tutte le criticità dell'Azienda. «Gravi inadempienze dell'ente»
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«Bilanci non approvati, ritardi accumulati per l’approvazione della rete territoriale, il piano del fabbisogno del personale per gli anni 2020-2023 non è ancora stato predisposto e quindi non si può procedere alle assunzioni di medici, oss, infermieri e tecnici, Unità speciali di continuità assistenziali (Usca) non entrate in funzione. Continuano ad emergere numerose criticità e irregolarità sull’operato dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza».
È quanto afferma il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione che ha presentato un’interrogazione al presidente della giunta regionale Jole Santelli.
I bilanci non ci sono
«L’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza – evidenzia il consigliere dem – non ha ancora approvato il Bilancio consuntivo 2018. Stessa cosa è accaduta per quello del 2019 che per prassi va predisposto e approvato entro il mese di aprile dell’anno successivo a quello di riferimento. Non sono entrate in funzione – sottolinea il consigliere Guccione – le Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e le Unità complesse di cure primarie (Uccp). Parliamo di un nuovo modello di assistenza primaria che avrebbe dovuto garantire un’assistenza diffusa sul territorio e l’accesso ai cittadini al primo livello di cure che doveva essere H12 per le Aft e H24 per le Uccp».
«Se dovesse riproporsi con recrudescenza una seconda ondata dell’emergenza Covid-19 – continua Guccione – rischiamo di trovarci ancora una volta impreparati. Invece di utilizzare queste settimane per rafforzare la sanità territoriale in tutta la provincia di Cosenza, si perde inutilmente del tempo prezioso».
Medici senza contratti
«Sono state istituite le Usca (Unità speciali di continuità assistenziali) – aggiunge – ma ancora non possono entrare in funzione perché non sono stati contrattualizzati i medici e gli infermieri risultano essere insufficienti. In provincia di Cosenza sono undici le Usca previste dall’Asp: per ogni Unità devono essere assunti almeno 4 infermieri, ad oggi ne risultano selezionati solo 8 e ne mancano all’appello 36. Tra l’altro le Usca al momento non hanno dispositivi individuali di protezione a sufficienza per poter avviare le attività».
L’esplosione della pandemia Covid-19 ha portato alla «sospensione delle prestazioni e delle attività sanitarie programmate: in provincia di Cosenza sono saltati decine di migliaia di esami diagnostici, visite specialistiche, analisi di laboratorio che hanno finito per allungare le liste d’attesa. Ancora ad oggi la riprogrammazione delle attività – sottolinea Guccione – non è iniziata, creando gravissimi disagi ai cittadini. L’aumento dei pazienti che si rivolgono alla sanità privata, viste le incapacità della sanità pubblica a riavviare le attività, non basterà ad ottenere prestazioni in tempi rapidi. Occorre che l’Asp di Cosenza predisponga di allungare gli orari delle attività utilizzando anche i giorni di sabato e domenica per effettuare le varie prestazioni e attività sanitarie, e decida di assumere subito personale sanitario, di fare investimenti mirati in telemedicina e di potenziare la rete di assistenza sul territorio».
La rete territoriale
«I ritardi che ci sono accumulati per l’approvazione della rete territoriale, il mancato piano delle nuove assunzioni, l’assenza delle Usca, la non entrata in funzione delle Aggregazioni funzionali territoriali (Aft) e delle Unità complesse di cure primarie (Uccp) – conclude il consigliere regionale – sono la dimostrazione delle gravi inadempienze dell’ente. Inadempienze che incidono sul rispetto dei Livelli essenziali di assistenza e che hanno provocato un aumento dei costi a causa di una non oculata gestione delle risorse di un’Azienda sanitaria tra le più grandi del Mezzogiorno, con un bilancio di oltre 1 miliardo e 250 milioni di euro. Le risorse raccolte con le donazioni per il Servizio sanitario nazionale a fine aprile ammontavano ad oltre mezzo miliardo di euro: l’articolo 99 del decreto Cura Italia obbliga a una puntuale rendicontazione ma al momento sui siti delle Regioni si legge “In aggiornamento”».