Sono scesi di nuovo in strada presidiando l’ingresso del Giovanni Paolo II i genitori di bambini con disabilità in cura nel Servizio di recupero e rieducazione funzionale dell’Unità Operativa Dipartimentale Fragilità e Cure intermedie. Da più di un anno lamentano la mancanza di figure specialistiche e il personale è ridotto all’osso. Ben 1500 i bambini con diversi tipi di disabilità in carico al reparto, ma mancano fisioterapisti, psicomotricisti, educatori, neuropsichiatri. Manca insomma una vera e propria equipe multidisciplinare che possa seguirli con regolarità e stilare relazioni idonee a costruire percorsi terapeutici adattabili nel tempo ai progressi o meno fatti.

 

Lunghe le liste d’attesa e così in tanti sono costretti a dovere ricorrere ai privati o ad andare fuori. Un problema non solo economico, ma anche di “integrazione” perché il tempo che serve per portare i piccoli nelle varie terapie fuori Lamezia è un tempo sottratto spesso alla scuola o ad altre attività.

 

Quello dei bambini disabili di Lamezia costretti a cure “mordi e fuggi” è un problema che dura da tempo. A sollevarlo era stato Claudio Mercuri, padre di un bimbo di tre anni costretto a rimandare cure fondamentali per la mancanza di posti all’interno del reparto. Claudio e la moglie Antonia hanno interessato della cosa tutti i vertici dell’Asp riuscendo a strappare solo promesse. Tra queste, ci raccontano, quella di fare visita ai locali della struttura, un immobile condiviso con il Serd che non sarebbe idoneo perché frequentato da ex tossicodipendenti. Molto i genitori si aspettano dal generale Cotticelli che nella prossima settimana potrebbe riceverli.