Nell’era della digitalizzazione e del consumismo, gli spazi pubblicitari sono generalmente considerati strumenti per promuovere prodotti o servizi. Tuttavia, spesso creativi e aziende di spessore utilizzano questi stessi spazi per qualcosa di più nobile: la sensibilizzazione su temi sociali cruciali. La comunicazione sociale ha il potere di influenzare atteggiamenti e comportamenti, favorendo un cambiamento positivo all’interno della società.

A differenza della pubblicità commerciale, che mira principalmente a vendere, la comunicazione sociale è incentrata sul creare consapevolezza.

È fondamentale che i messaggi di sensibilizzazione raggiungano il maggior numero di persone. In questo contesto, gli spazi pubblicitari, sia fisici che digitali, offrono una piattaforma perfetta per veicolarli.

Un esempio di comunicazione sociale di successo che da circa 10 anni viene proposta da ministeri e/o agenzie, è quella contro la guida in stato di ebbrezza. Creativi e agenzie pubblicitarie hanno sviluppato immagini e video scioccanti ma efficaci, da vari studi è emerso che su tanti giovani è riuscita a toccare corde difficili da sfiorare su un target spesso distratto. Questo dimostra come una comunicazione ben costruita possa cambiare realmente i comportamenti delle persone.

Sempre più aziende si stanno rendendo conto che il loro impatto non deve limitarsi alla sfera economica, ma può estendersi anche a quella sociale. Le imprese con una forte responsabilità sociale hanno l’opportunità di influenzare positivamente la società, utilizzando i propri canali di comunicazione per promuovere cause importanti. Questo non solo migliora la reputazione dell’azienda, ma può anche attrarre consumatori più consapevoli, che preferiscono marchi impegnati nel sociale.

Gli spazi pubblicitari tradizionalmente utilizzati per veicolare messaggi commerciali, come cartelloni, spot televisivi, banner sui social media o manifesti nei trasporti pubblici, possono trasformarsi quindi in potenti canali per la diffusione di messaggi sociali. Questi spazi hanno una forza penetrante: raggiungono milioni di persone ogni giorno, con un potenziale enorme per creare consapevolezza su temi di interesse collettivo.

Un esempio emblematico è la campagna “Dumb Ways to Die”, realizzata per sensibilizzare i cittadini australiani sui pericoli delle stazioni ferroviarie. La campagna, veicolata attraverso cartelloni, video virali e giochi interattivi, ha utilizzato l’umorismo nero e la creatività per educare il pubblico in modo non convenzionale. Il risultato è stato un drastico calo degli incidenti nelle aree ferroviarie.

Inoltre, durante la pandemia di Covid-19, molti brand hanno scelto di mettere in pausa le loro campagne pubblicitarie tradizionali, utilizzando quegli spazi per diffondere informazioni sulla prevenzione del contagio. Questo dimostra come, in momenti di crisi, la comunicazione sociale possa diventare una priorità assoluta, capace di salvare vite e unire le persone verso un obiettivo comune.

Il futuro della comunicazione sociale dipenderà dalla capacità di continuare a innovare, coinvolgendo sempre più persone e ispirando un cambiamento positivo.

Le campagne sociali shock sono strumenti di comunicazione spesso criticati o censurati ma sono particolarmente potenti, soprattutto quando l’obiettivo è sensibilizzare su temi complessi e spesso ignorati come la guerra. La scelta di una campagna shock può essere giustificata dalla necessità di rompere l’indifferenza e l’assuefazione del pubblico di fronte a messaggi che, altrimenti, rischiano di passare inosservati.

Pochi giorni fa, in collaborazione con il gruppo Diemmecom ho progettato e pianificato in tutta la Calabria una campagna shock contro la guerra, che non è solo una provocazione fine a sé stessa, ma un modo per catturare l’attenzione, scuotere coscienze e, soprattutto, sensibilizzare su un tema che a mio parere sta diventando troppo “normale”.

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Poche centinaia di chilometri ci separano da bombe e sangue, da macerie e disperazione. Questo flusso continuo di immagini, morte e distruzione ha generato un senso di “normalità” che non è umano.

Questa campagna colpisce su uno schermo e per le strade; immaginiamo cosa prova chi vive ogni giorno questo orrore sulla propria pelle.

Sono consapevole che è una goccia d’acqua su un incendio enorme, ma l’assuefazione ai bollettini di guerra può essere scossa da piccoli, grandi gesti quotidiani che possono diventare pensiero globale per le prossime generazioni.

È sangue di tutti. Buona Comunicazione.