Haters, proteste, commenti negativi. Il filtro dello schermo e l’apparente distanza fisica portano spesso le persone a esprimersi senza freni o con una leggerezza maggiore rispetto a quanto farebbero nella vita reale
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Haters, proteste, commenti negativi. Il filtro dello schermo e l’apparente distanza fisica portano spesso le persone a esprimersi senza freni o con una leggerezza maggiore rispetto a quanto farebbero nella vita reale. Sicuramente è fastidioso e spesso irritante, soprattutto quando i termini usati sono duri e offensivi. Chiudere i commenti sui social media, tuttavia, è una delle scelte più sbagliate e controproducenti che si possano fare.
Negli ultimi anni, numerose realtà – istituzioni, aziende e personalità pubbliche – si trovano a gestire sui propri canali social un flusso costante di commenti, spesso polarizzati. Alcune scelgono di disabilitarli. Ma questa decisione, apparentemente risolutiva, porta con sé una serie di rischi e conseguenze negative certe, studiate e certificate dai professionisti, che meritano un’analisi approfondita.
Chiudere i commenti può essere interpretato come un tentativo di evitare il confronto o nascondere informazioni. La percezione di mancanza di trasparenza aumenta, così come il dissenso. La sfiducia del pubblico si alimenta, generando il temuto effetto boomerang: invece di ridurre le critiche, le amplifica su altre piattaforme, le enfatizza, le riproduce, rendendo il controllo e la verifica più difficili.
Quando gli utenti non trovano spazio per esprimere il proprio malcontento in modo diretto, cercano altre vie: profili personali, gruppi pubblici e privati, pagine esterne diventano nuovi luoghi di attacco e confronto, rendendo più complesso monitorare e rispondere alle critiche. Il dissenso espresso altrove, inoltre, rischia di crescere senza alcun contraddittorio.
Quello che sfugge a molti è che i commenti negativi possono rappresentare un’opportunità. Affrontarli, accettarli, moderarli e gestirli in modo chiaro e rispettoso consente di spiegare decisioni, chiarire malintesi e dimostrare vicinanza al pubblico. Ignorare il feedback, invece, rischia di alienare la comunità, mettendo la reputazione a rischio.
La chiusura dei commenti è un segnale di debolezza o di incapacità di affrontare le critiche. Può danneggiare la reputazione, soprattutto in contesti dove la trasparenza è un valore chiave, come per le istituzioni pubbliche o le squadre sportive.
C’è anche un fattore tecnico da considerare: l’impatto sull’algoritmo dei social media. Le piattaforme premiano l’interazione: più un post genera commenti, maggiore è la sua visibilità. Disabilitare i commenti riduce il coinvolgimento complessivo, limitando l’efficacia della comunicazione e penalizzando la visibilità del contenuto. Un suicidio per chi si occupa di comunicazione in modo serio.
Il caso Cosenza Calcio
Nel mondo del calcio, i profili social delle squadre hanno un ruolo fondamentale nel creare e mantenere il legame con i tifosi. La gestione dei commenti in questo contesto assume un’importanza particolare. Da qualche mese, sul profilo del Cosenza Calcio i commenti sono stati disattivati, suscitando la rabbia anche di quella parte di tifoseria che vorrebbe esprimere il proprio sostegno, la propria opinione o il proprio disappunto.
Le squadre di calcio hanno sì una proprietà, ma questa cambia, si evolve e si modifica negli anni. Quello che non cambia mai è la passione dei tifosi, che diventano anch’essi “proprietari” di una fede che va trattata con rispetto e confronto, anche quando questo diventa difficile. Non è solo una questione etica sportiva ma soprattutto strategica. Chiudere i commenti perché “l’hype” è basso, è una scelta scellerata che amplifica il problema da cui si vuole fuggire.
I tifosi vivono le vicende della propria squadra con grande emotività. Dopo una sconfitta, una delusione o una prestazione insoddisfacente, il bisogno di esprimere il proprio disappunto è naturale. Disabilitare i commenti in questi momenti può essere percepito come un atto di distacco e arroganza, alimentando ulteriormente la frustrazione e peggiorando la reputazione del brand, della società e delle persone coinvolte.
Un club che chiude i commenti rischia di apparire distante o poco disponibile al dialogo con i propri sostenitori, con un grave impatto sull’immagine pubblica. Non è sempre facile gestire il dissenso ossessivo, così come non è sempre corretto non moderare chi esagera. In questi casi, serve una linea guida chiara che consenta di bannare chi non la rispetta, ma molte realtà applicano una sorta di ammonizione prima dell’espulsione. Questo dimostra sensibilità e comprensione umana verso l’emotività sportiva su una passione comunque condivisa.
Consiglio al presidente del Cosenza Calcio
Consigliamo al presidente del Cosenza Calcio di riaprire i commenti sui social, anche a quei tifosi che, nel massimo della loro rabbia, scrivono messaggi come “vattene” o “resta”.
Un’azione di riposizionamento nella passione della città e nella reputation del club è cruciale per riconnettersi con l’anima del Cosenza Calcio: i suoi tifosi. Riaprire i commenti significherebbe dare spazio a tutti, accogliere le emozioni e i pareri, anche quando critici e dimostrare un impegno concreto nel mantenere aperto il dialogo. Questa scelta potrebbe contribuire a ricostruire fiducia e a rafforzare il senso di appartenenza alla comunità sportiva, sottolineando che il club è pronto ad affrontare le difficoltà insieme ai suoi sostenitori, con rispetto e trasparenza.
Come gestire le critiche
Serve una strategia proattiva:
1. Rispondere con empatia e professionalità alle critiche.
2. Mettere in evidenza i commenti positivi.
3. Moderare o rimuovere solo i commenti offensivi o che violano le linee guida.
Ciò che serve davvero è un dialogo aperto e sincero. Anche nei momenti difficili, questo approccio dimostra autenticità e rafforza il legame con i tifosi. Aiuta a costruire una fanbase leale e coinvolta, limita il dissenso, crea unione nelle difficoltà e attenua la “rabbia passionale”. Se l’obiettivo è creare una comunità unita e forte, non può esserci un approccio diverso.
Chiudere i commenti sui social media è una scelta che rischia di rivelarsi molto controproducente. Un approccio trasparente, dialogico e strategico è essenziale per costruire e mantenere un rapporto di fiducia con il pubblico.