In principio fu la Parola oltraggiosa contro la capa della Commissione parlamentare antimafia. Era il 2015 quando quel BindiDio di Rosy, nel tentativo di sottrarre i destini di Vincenzo alla giurisdizione della Madonna di Pompei (in evidente conflitto d'interesse territoriale), annoverò lo stesso tra gli "impresentabili". Il Nostro, all'epoca, esperiva dappresso gli effetti della Legge Severino per aver occluso- nottetempo- tutti i tombini di Battipaglia, cittadina incazzosa e per nulla ridente da sempre in lite campanilistica con la splendida Salerno. Ne derivò un casino che non ti dico.

Nutrite legioni di pappagorgiari del Bene Assoluto issarono al cielo gli scudi crucciati, invocando pene esemplari per lo Sterminator. Nostra Signora Rosy, però, di lì a poco sarà smentita dalla Corte d'Appello: il fatto non sussiste. Vincenzo - memore dello sgarro subìto da Bindibodybua - a distanza di qualche mese esterna così in un fuorionda: «Roba da ucciderla». Le solite scamorzelle del "politicamente ammosciato" si indignano per l'azzardo lessicale, a loro dire, "sessista".

Non hanno dubbi: «In realtà, la frase di De Luca - sostengono - è un suggerimento alla malavita affinché si incarichi di castigare Rosetta». Come se bastasse presiedere un'inutile Commissione parlamentare per rischiare il culo. Fatto sta che la locuzione deluchiana «l'avrei uccisa» è invalsa presso fioristi, ambulanti, imbianchini, avvocati e carpentieri. Sarte, giardinieri e giornalisti. In genere indica un moto di sanguigna contrarietà verso qualcuno. Non il prologo di un omicidio. Lo sa pure il sindaco di Sala Consilina. Non occorre una dotazione supplementare di talento per intenderlo. Quella, semmai, serve per calcolare quanto minchia costi esattamente l'offerta "verso tutti" di Wind o per scovare le imperscrutabili ragioni del successo di Alberto Matano. Del resto, il copyright dei Casalesi, in luogo del vaghissimo "t'avesse accis", coincide con il più assertivo "t'aggia accir", in disuso-a sua volta- da quando Saviano in tv fa meno ascolti di una replica in lingua originale de L'albero degli zoccoli alle due di notte. In ogni caso, Vincenzo non molla e rilancia.

L'ultima sua prodezza semantica risale alla settimana scorsa. L'ennesimo capolavoro metaforico, questa volta, ha fatto gridare al "sessismo" quell'anima candida di Franceschini, noto seminarista, altrimenti detto "l'innocenza sulle gote tue, due arance ancor più rosse". Insomma, all'ineffabile sceriffo campano è bastato vedersi bocciare un progetto regionale dalla dirigente del Ministero del Dario democristo, tale Annalisa Cipollone, per poter sentenziare:«Con le Cipollone ci facciamo il brodino». Apriti cielo! L'indignatio praecox è tornata a zampillare da ogni dove. Sennonché, la dichiarazione di Enzo non è da decriptarsi. Tutt'altro: suona come una battuta inelegante che, ad ogni modo, non contiene vilipendio alcuno alla Santità di tutte le femmine. Semmai, ne bacchetta una sola, in veste di burocrate sonnolenta. L'unico emendamento ricevibile, nella specie, è quello che promana dal cipollotto nocerino DOP, il quale- essendo riluttante alla mistica del gender fluid- ribadisce la sua maschietà altrimenti indeclinabile dentro un consommé. Lo sa pure il sindaco di Torre Annunziata.