Al di là delle bugiardissime dichiarazioni di facciata, l’idea di elezioni regionali in tempi brevi è scarsamente seduttiva sia per il centrodestra che per il centrosinistra. Ecco perché. La verità sugli interessi politici in gioco spudoratamente spacciati, ancora una volta, come “bene comune”
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Parliamoci chiaro: le elezioni regionali ravvicinate non attizzano alcuno. I banconisti del centrodestra di Calabria, meglio noti come "accludo federe e tovagliato rustico scozzese", cercano di rifilare ai cittadini il più scadente dei pacchi: la fregnaccia di non voler perdere tempo per il bene della collettività.
«Alle urne il 14 febbraio», dicono mostrando il medesimo entusiasmo di un venditore ambulante di cicorie, quando è costretto a smerciare in fretta un'intera partita di Fabuloso strizzapavimenti avanzatagli nel retrobottega del furgoncino Piaggio. Ovviamente, non parliamo di infinocchiatori di talento, ma, semmai, di spassosi contaballe dalla fisiognomica traditrice. Talché il fesso che è dentro di noi possa, insperatamente, sentirsi Otto von Bismarck, anche se non capisce una mazza di realpolitik. Esiste la non gracile eventualità di altri ancora più fessi che, ritenendosi titolari del magistero delle tre carte, tentano maldestramente di fotterti, mentre tu hai già fiutato la trastola.
La verità è che c'è da allungare il brodo alla Cittadella finché non si saranno distribuiti polipetti, alici strafritte, fondi Covid ed altre provvidenze pubbliche in modo da rastrellare consensi a medio spettro, con tanto di pesca a stascico. C'è di più : il centrodestra calabro, che si dice pronto alla battaglia in nome di una presunta omogeneità d'intenti, è lacerato da lotte intestine tra paraOcchiutticici, preLimardiani, Cannizzarici e cultori del Papa nero di chiara marca berlusconiana. Mentre, dal suo canto, Salvini, proprio lui, pretende di dettare la linea e di porre veti su Roby e i suoi fratelli, nonostante la titanica scoppola rimediata al ballottaggio di Settembre scorso, in quel di Reggio Calabria, grazie al Mini-ultraminiCuci, che non era nè medio nè maxi. I "fascisti" della Meloni fingono di stare al gioco, tacciono e sperano. Delegano ad altri il "lavoro sporco."
I soliti cerchiobottisti, insomma. Sgamatissimi e arcinoti per la totale rinuncia a qualsivoglia cazzuta botta di vita. Di contro, il centrosinistra, in questa fase, mostra evidentissime pezze al culo, nonostante la retorica delle alleanze più ampie. Il Pd, al cappio di civici e grillini, appare vistosamente sottoscopa lungo il tavolo delle trattative, non sapendo che cozze e vongole prendere. Del resto, Stefano Graziano, che ama reiterare la domanda " "Te piace 'o presepe?", indicando lo strafighissimo Nicola Irto agli interlocutori di cordata, è costretto a beccarsi la solita risposta: "No, nun me piac", intonata da una nutrita truppa di giovani Cupiello.
Nel frattempo, i 5 stelle si guardano bene dal mollare l'eclettico Tansi. Della serie: ce lo chiede la base. D'altra parte, ai pentastellati non sfugge il fatto che Carlo rischia di approvvigionarsi, in termini di voti, presso il loro stesso, primigenio bacino d'utenza, non propriamente addomesticabile dal Verbo del duopolio Zingaretti- Di Maio. V'è da dire, inoltre, che il Pd sconta in Calabria, più che altrove, il tratto indelebile di uno strano meticciato percorso da correntucole, torrentini e trombette d'aria. Morgan e Bugo inclusi. Con l'aggravante di un'ulteriore pluralità di animelle in lite. Roba al cui confronto l'Io diviso di Norman Bates sembra un monolite.
Ergo, dem et company non sarebbero pronti alla tornata elettorale nemmeno tra tre pandemie, compresa quella, di là da compiersi, della novella aviaria da pollame palestinese o da tacchino neozelandese. E allora? Del voto "urgente", al netto dell'agenda imposta dal virus, se ne straimpipano tutti. Lo si sappia. Se ne impipa pure l'Udc, il cui appeal, in verità, è pari a quello della strofa di una canzone di Marco Carta. Cosa volete che sia! Anche per oggi non si vola. Tutti sottocoperta. “Ognuno col suo viaggio, ognuno diverso, ognuno in fondo perso dentro i cazzi suoi”.