Il contrappasso sarebbe che tutte le ragazze di Non è la rai, ufficiali e non, ci riunissimo in cerchio lanciandoci con le Fornarina sul corpo di Valerio Staffelli per vederlo genuflettersi come un commander innanzi alla furia delle ancelle. Se fosse una serie distopica questa  - e dev’esserlo se, oltre a terrapiattisti e nostalgici del regime, succede che un uomo tradisca la compagna e a essere sbertucciata su reti nazionali è lei - sarebbe questa la catarsi finale. Un assalto alla Capitol Hill di Mediaset con registi, conduttori e inviati di Striscia imbavagliati e sottoposti a cura Ludovico: una maratona dei loro servizi finché nauseati dei loro stessi escrementi non implorino grazia.

Questo meriterebbe Antonio Ricci per aver destinato il tapiro ad Ambra. Per fortuna non sarà necessario perché a distruggere il Re Mida della tele spazzatura è bastato il post di una ragazzina: «Cosa c’è di riprovevole o “perdente” nel fidarsi e nell’amare?». Già.

Viva Jolanda Renga che con la grazia di chi ancora non è stato inquinato da questa cloaca chiamata società ha dato una lezione a tutti i machi (uomini e donne) che vedono nella fine di un amore un fallimento, nel tradimento una vergona, delle mazzate ricevute una colpa. Da oggi t’apparteniamo (come a tua madre).

Detto questo, fortuna che esistono le corna, che siamo fedifraghi, lascivi, dalla carne debole. Lussuriosi. Fortuna che possiamo lasciarci una, due, trecento volte. Divorziare. Che non siamo sottoposti a sharia ma c’è concesso abbandonarci a passioni terrene. Invaghirci di altri e altri ancora. Essere umani.

Fortuna pure che ci lascino, ci preferiscano altre, che ci seducano e abbandonino perché vivere per sempre felici e contente tra tutte le condanne sarebbe la più insopportabile. Qualcuno lo spieghi a Canale 5 che soffrire è il prezzo d’abbonamento del pacchetto vita. E che le amanti dei nostri ex meriterebbero rose rosse ogni San Valentino per averceli levati di mezzo. Per essere state chiavi della nostra libertà. Essere ingannate è doloroso ma l’ergastolo con un coinquilino che s’annoia è decisamente peggio. Insopportabile come la gogna inflitta a chi di una vicenda (sia chiaro umana) è parte lesa.

Dio benedica il gossip, ovviamente. E pure il pettegolezzo becero perché senza, i nostri gruppi whatsapp sarebbero rotative di gatti e nipoti; e le nostre uscite appuntamenti per doppie pesate. Impicciarci è un esercizio basso ma irrinunciabile perché i fatti degli altri non rappresentano soltanto il nostro intrattenimento preferito ma sono lo specchio in cui troviamo conforto alle nostre debolezze. E non c’è niente da capire come nella satira, l’arte più fine di tramandare la contemporaneità di cui Striscia necessiterebbe lezioni.

Ma l’umorismo è qualcosa che non si può insegnare, come un’adolescente che blasta un boomer.  Il finale perfetto, ai livelli di Please don’t go.