Il 28 ottobre al cinema arriverà il nuovo film del cineasta manchego, scritto durante i mesi del lockdown. Una commedia-tragedia con al centro le vicende di due gestanti e che custodisce un tributo a Raffaella Carrà
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Tornano le donne, tornano le madri, torna Almodóvar. L’estate è una prova di sopravvivenza che si supera tenendo un punto fisso come quando si sorpassa un articolato in curva: il mio sarà “Madres Paralelas”, pellicola del cineasta manchego, scritta durante i mesi di confinamento, che incarna la speranza che dopo tutti i mali fuoriesce dal vaso della pandemia. Mi piace immaginarla come un balsamo che lenisce le ferite questa storia corale che aprirà Venezia 78° e chiuderà New York, partorita da un appartamento di Madrid mentre l’universo era in silenzio e dalla capital le immagini di corpi ammassati sul pavimento d’ospedale facevano il giro del globo.
In quella casa epicentro di clausura eravamo stati accolti con “Dolor y gloria” e da quella casa si riparte dalle origini del mondo che sono i ventri delle madri, tema ricorrente di tutta la poetica del director che, parafrasando Hitchcock, ha disseminato di camei della sua (Francisca Caballero) tutti i primi film fino a consacrarla dopo morte dedicandole il capolavoro assoluto, “Todo sobre mi madre”, che nel 2000 gli valse l’Oscar come miglior film straniero.
Non a caso si chiama Deseo (desiderio), la casa di produzione dei fratelli Almodóvar che come un tram (per restare nelle citazioni care all’enfant terrible) trascina chi vi sale nelle ossessioni altrui per osservare da vicino le proprie. Ogni dipinto si lega al successivo e approfondisce quello precedente. Ginecei abitati da amiche, rivali, sorelle, amanti, zie, nonne che hanno i volti rassicuranti e ansiogeni delle vicine di casa e delle attrici feticcio del genio spagnolo. Tra las chicas Almodóvar tornano Penélope Cruz, Julieta Serrano e Rossy de Palma e a loro si aggiungono Milena Smit, Aitana Sánchez-Gijón e Israel Elejalde.
I destini di due gestanti, una più in là con l’età e una giovanissima, s’incrociano in una stanza d’ospedale che darà la luce a commedia e tragedia. Una lacrima che è anche latte scorre da un occhio che è anche capezzolo: sembra disegnata da Buñuel e Dalí la locandina del film, diffusa oggi, che libera le fantasie su eroine surreali dal cui utero si genera vita e dolore.
Per saperne di più toccherà attendere il 28 ottobre, data d’uscita nelle sale.
Dal cilindro almodovariano anche un tributo involontario (in quanto inserito pre-mortem) a Raffaella Carrà, amica e icona di Pedro Pedro Pedro Pedro Pe. Motivo in più per sopravvivere alla canicola puntando dritto al cinema, fabbrica di sogni e labirinto di passioni.