Com’è difficile restare calmi e indifferenti mentre tutti intorno fanno rumore, adesso più che mai è il mio mantra. Me lo ripeto continuamente mentre a fatica provo ad appassionarmi alle guerre di successione pentastellate ma, tra l’altissimo e l’avvocato, ha sempre la meglio questa teenleader in pantaloncini la cui voce possente sovrasta commensali, Grillo, Stato, Chiesa, bar e il mio caffè. «Potrebbe essere la soluzione terza alla diarchia» vaneggio mentre provo a sintonizzarmi sul tavolo tra Italia e Santa Sede ma le mie antenne si ritrovano su quello di suddetta impertinente che ha già avuto il Covid ma per Ponza cor pischello vorrebbe un vaccino a sciottino. La cospirazionista che è in me inizia a sospettare sia un’infiltrata di Radio Maria inviata a disturbare le mie frequenze da Zan, Orbàn, gender ed altre eresie per cui lo Stato etico mi condanna a pena massima: quel regime di detenzione duro chiamato adolescenza. Un fio, tra l’altro, già scontato in confinamento assieme a mamma…

Ma quando avrà fine questa regressione? Mi domando mentre i giovani di Teheran scappano, quelli di Budapest si ribellano e quelli di Prati occupano la mia testa come un centro sociale. Pare che a breve vi si possa tornare ma senza ballare, apprendo perplessa riflettendo sugli ossimori di questo tempo coerente come un ministro alla Salute che vieta contatti extra familiari per poi abbandonarsi in quelli extraconiugali. Ma nemmeno i baci rubati all’ombra della corona riescono ad affrancarmi dalle sette tracannate a Campo dalla tiranna che chiude la scuola con tre debiti e mette in crisi ogni mia convinzione pregressa sulla dad che alla fine tanto deleteria non dev’essere. Almeno per i professori e le compagne di classe della mia vicina di banco. Se solo fosse a rotelle la spingerei lontanissimo! Di dieci, venti, trenta anni per farle provare quello che provo io mentre le varianti delta sono sostituite dalla mononucleosi e Gualtieri, Michetti, Calenda e Raggi invece del Campidoglio si smezzano ‘na piotta de fumo. Chissà che oppiaceo ci vorrebbe per sopravvivere a questo mondo strappato al silenzio.

Ve lo ricordate il silenzio? Le mie orecchie sono talmente tarate all’assenza di rumori che ogni suono, voce, ruggito di motore rimbomba tra i miei emisferi ed esplode come una granata. I miei timpani sono arrugginiti. Il cervello è contratto. La mia anima è colonia di questo cataclisma. Sono sotto attacco. Sotto attacco di 144 oggetti volanti non identificati dal Pentagono e di una quindicenne con i capelli bagnati che ogni mattina mi ricorda che invecchiare fa schifo.