Si potrebbe applaudire all’operazione di empowerment femminile ma questa riscrittura sconcerta e crea qualche disagio. Desessualizzare un cartone, castigare i sex symbol, condannare l’avvenenza è la via per liberare le donne?
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Ho appena letto che la Disney ridisegnerà Jessica Rabbit per esibirne una versione meno procace nel parco di Anaheim. Meno “cattiva”, per citarla. Non sarà più vittima (?) in attesa di salvatore ma sarà lei stessa investigatrice: al posto del leggendario abito rosso che le strizzava curve irreali (almeno fino all’avvento delle Kardashian, ma questa è un’altra storia…) avrà indosso un impermeabile più professionale e casto, in linea con la versione aggiornata della diva che, seguendo i nuovi dogmi, diva non sarà più.
Mi piacerebbe applaudire all’operazione di empowerment femminile ma, in tutta onestà, sono sconcertata: questa riscrittura mi crea solo disagio. Ho elementi insufficienti per esprimere un giudizio non sommario ma i pochi in mio possesso mi tormentano: questa revisione va realmente nella direzione giusta? È femminista o puritana? Desessualizzare un cartone, castigare i sex symbol, condannare l’avvenenza è la via per liberare le donne? (O almeno quelle che autodeterminandosi scelgono di essere appariscenti).
Il primo messaggio che ricevo consultando i fatti è che una signora per essere credibile, o accettabile, non può in alcun modo essere pure provocante (bella, poi, è fuori discussione). Il secondo è che c’è una tale mancanza di idee che invece di produrre nuove favole che raccontino i tempi in corso, si stia percorrendo la strada di riciclare quelle vecchie restaurandole secondo i nuovi (presunti) gusti del pubblico. Ma perché?
Perché invece non dare spazio a nuove penne che spieghino a noi vecchi chi sono le eroine di quest’epoca? Come vestono, chi amano, che lavoro fanno. Se e quanti uomini hanno salvato. Se hanno salvato delle donne. Se nel terzo millennio salvare o essere salvati è ancora l’unica chiave d’accesso alle favole.
Per chiudere, scopro oggi, consultando gli editoriali dedicati, che la rossa dalla silhouette di Rita Hayworth in realtà era un personaggio secondario. «Da non protagonista diventerà il centro di ogni attrazione». Non protagonista?!
Avevo 10 anni quando mi recai al cinema a vedere il capolavoro di Robert Zemeckis e più di 30 anni dopo il resto degli attori si sono dissolti come cartoni in salamoia e nella mia memoria resta solo la femme fatale sposata con quel Roger talmente impacciato e poco macho (del resto manco un uomo era!) da nascondersi nell’impermeabile di Eddie: «Hai un coniglio nella tasca o sei solo felice di vedermi?».
Probabilmente assieme a spacco e push up sparirà pure la frase culto troppo «sessista» per i talebani di Hollywood. Chissà che direbbe Mae West che per prima la pronunciò?
Snobberebbe censori e bigotte e con labbra rivoluzionariamente voluttuose (da essere celebrate da Dalí), rassicurerebbe le bambine accavallando le gambe: «Le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive ovunque».