Parole che scivolano leggiadre su carboni ardenti: Franca is back! E la nuova fatica innanzi alla quale ci pone è enorme: provare empatia per Oreste, il matricida che ha pagato il proprio debito con la società, o scagliarci senza sconti contro il braccio armato del patriarcato.

Il protagonista del primo atto di “Che fine ha fatto Baby Jane?” lo avevamo conosciuto in “Storie maledette” di cui questo nuovo format sembra il sequel, una spinta oltre. Ha 41 anni, adesso, e una nuova vita dopo 17 trascorsi in carcere per aver ammazzato la madre rea d’aver disonorato «quell’agglomerato di umanità chiamato famiglia». Perché il delitto d’onore che sembra la locandina di certi film della Sicilia anni ’60 in realtà è stato abrogato solo nel 1981 e gli strascichi di una cultura sono recidive assai difficili da cancellare.

La Leosini è una acrobata del verbo e una pungolatrice di coscienze: scava nell’inconscio dei peccatori infierendo con prosa solenne nei luoghi più remoti del pathos. I sentimenti arcaici lottano con la compassione e l’etica per tutta la durata delle interviste che sono sedute di ipnosi che coinvolgono lo spettatore da casa in stato di trance innanzi a tanta grazia contrapposta all’orrore della tragedia.

È morale e immorale la sua opera. Il pubblico diviene giuria popolare, tormentato tra garantismo e gogna. Il prezzo che paga l’uditore per partecipare al rituale è l’ancestrale senso di colpa: condannato a sentirsi in difetto nel provare empatia per l’assassino della propria madre e condannato a sentirsi tribale nel nutrire risentimento verso un uomo che già ha scontato la propria pena. Franca Leosini è unica, inimitabile, irraggiungibile. Le sue non sono interviste ma visite guidate negli inferi. Buoni e cattivi diventano indistinguibili nella narrazione perché semplicemente non esistono. E lo spettatore è nudo innanzi al lato oscuro dell’uomo qualunque illuminato da parole incastonate come gemme dall’artigiana più pregiata del giornalismo italiano. Non esiste verità alla fine dei giochi ma solo tormento.

C’è piaciuto o no questo nuovo programma?

E come si fa a dare un giudizio lucido quando si è in stato di alterazione? Maledetta Leosini, innanzi alla tua immensità siamo sentimentalmente genuflessi.