L’azienda è passata dall'1% di quota di mercato negli anni ’90 all’attuale 40%. Oggi è venduto in oltre 70 paesi di tutto il mondo. Nuccio Caffo: «Possiamo dire che il fattore vincente della nostra crescita sia proprio l’automazione a 360 gradi dei processi»
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Sono passati oltre 70 anni da quel 1º febbraio 1952, quando il nonno di Nuccio Caffo, Sebastiano, metteva per la prima volta piede a Limbadi in Calabria, per vedere una piccola distilleria a fuoco diretto, ferma da qualche tempo, di proprietà di un suo conoscente, il signor Biondi di Gravina di Catania. Negli anni del dopoguerra, insieme a due dei suoi fratelli, aveva deciso di ampliare l’attività avviata dal padre Giuseppe a S. Venerina (Catania) già a fine ‘800 e dopo aver valutato altre ipotesi in Sicilia, quella di spostarsi al “continente” fu ritenuta la più valida anche se la piu difficile. Furono anni di duro lavoro, che comportarono grandi cambiamenti e sacrifici per l’azienda e per la famiglia Caffo. La scelta fatta 70 anni fa dai fratelli Caffo, rappresenta la base di quello che vediamo oggi.
All’inizio la produzione del Vecchio Amaro del Capo era di poche bottiglie, per lo più vendute tra Capo Vaticano e Tropea. Siamo negli anni ‘70 le due splendide località hanno fatto da “vetrina” all’amaro. Con gli anni, il Vecchio Amaro del Capo è diventato icona e simbolo della Calabria intera.
Il successo in un amaro, un successo grazie a un prodotto inimitabile, che ha l’anima e il cuore interamente in Calabria.
Parliamo di un’azienda che è passata dall'1% di quota di mercato negli anni ’90 all’attuale 40%, venduto in 70 paesi al mondo, grazie ad una strategia incentrata sull’innovazione pensata con un orizzonte di lungo periodo e basata sull’alleanza con il mondo della ricerca.
Per Nuccio Caffo amministratore delegato di Gruppo Caffo 1915, la carta vincente è quella dell’innovazione. Ma nel rispetto della tradizione. E non a caso l’ Antica Distilleria F.lli Caffo si è aggiudicata il premio ‘Innovazione Smau 2022’.
La linea imprenditoriale di Gruppo Caffo 1915 oltre ad eccellere per l’alta qualità, si distingue anche per le innovative strategie produttive. E di tutto ciò il Gruppo ne va fiero: «Innovare la tradizione: i processi si automatizzano, le materie prime e la qualità rimangono invariate: la Distilleria F.lli Caffo abbraccia le strategie dell’industria 4.0. Gruppo Caffo 1915 nel Polo dell’Innovazione, ha inserito nella creazione di un originale modello di trasferimento tecnologico basato sulla Rete delle Hall Tecnologiche, spazi all’interno delle imprese che ospitano sistemi pilota necessari a sperimentare, reinterpretare e testare innovazione di processo e di prodotto con il fine ultimo di applicare l’innovazione direttamente ai processi produttivi industriali».
«Mi piace sottolineare - dice Nuccio Caffo - come la tradizione non sia altro che l’innovazione del passato ben riuscita. Le nostre tradizioni quindi già racchiudono innovazioni di successo consolidate».
Il Vecchio Amaro del Capo, oggi prodotto nel modernissimo stabilimento, alimentato da pannelli solari è un esempio importante di questo processo di innovazione aziendale. L’infuso viene realizzato in un impianto creato “su misura” per Caffo che riproduce gli antichi sistemi di estrazione dinamica, ma con l’applicazione di tutte le innovazioni oggi possibili come, per esempio, il dosaggio automatico degli ingredienti, il controllo e la gestione delle temperature di infusione, la gestione dei tempi, il blend dei vari infusi per ottenere il prodotto finale.
L’azienda dei fratelli Caffo oggi è in grado di rispondere alle richieste di un mercato in continua crescita, ma anche di realizzare prodotti nuovi, basati sulla valorizzazione di botaniche del territorio, come per esempio del Ginepro Fenicio per Emporia Gin e su modalità di produzione e confezionamento sempre più efficienti.
Ancora Nuccio Caffo: «Possiamo dire che il fattore vincente della nostra crescita sia proprio l’automazione a 360 gradi dei processi. La strategia basata sull’"Innovation Through Tradition" è stata premiata dai numeri. Oggi, rispetto al momento in cui è stata avviata l’esperienza del Polo di innovazione, la nostra azienda ha raddoppiato il proprio fatturato dei prodotti storici, ha realizzato nuovi prodotti, e di conseguenza ha moltiplicato il numero delle bottiglie vendute ogni anno nel mondo».
La pubblicità è sempre stata efficace e azzeccatissima. Come l’ultimo spot che ha riscosso un grande successo. È il trionfo delle immagini della Calabria bella mentre ammalia il sound ipnotico del jingle firmato da N.A.I.P., alias Michelangelo Mercuri artista calabrese. Spiega Nuccio Caffo: «Oggi, Vecchio Amaro del Capo è l’"amaro più amato" in Italia ed è presente in oltre 70 Paesi nel mondo, comprese le lontane Isole Hawaii e Virgin Islands, dove esportiamo da anni. Un successo planetario che abbiamo ottenuto con la nostra determinazione e caparbietà tipicamente calabresi».
Il Vecchio Amaro del Capo da sempre si fregia dell’appellativo ‘Liquore d’Erbe di Calabria’. Dice Pippo Caffo: «Ho sempre creduto nel legame tra territorio e prodotto, infatti già negli anni Settanta avevo ideato la prima campagna pubblicitaria di lancio del prodotto, che veniva trasmessa dalle radio locali. Lo spot metteva in evidenza le peculiarità di Vecchio Amaro del Capo in contrapposizione ai prodotti internazionali in voga in quegli anni (Il testo era: “Non è Olandese, né Tedesco e né Ungherese, ma è solamente il Vecchio Amaro di casa nostra. Vecchio Amaro del Capo, liquore d’erbe di Calabria. Ghiacciato è formidabile».
Bella la testimonianza di Pietro Contartese uomo di fiducia della famiglia Caffo, storico dipendente della distilleria: «Ricordo bene la prima volta che nel 1951 vidi Pippo Caffo, aveva 6 anni e i pantaloncini corti mentre io ero un po’ più grandicello perché di anni ne avevo 9. Pippo, le sorelle e la mamma abitavano ancora in Sicilia e venivano a Limbadi di tanto in tanto. Fino al trasferimento di tutta la famiglia in Calabria, erano i tre fratelli ad alternarsi alla conduzione della distilleria.
Una figura che non dimenticherò mai è quella di Sebastiano Caffo che per me è stato come un secondo padre. In pratica è stato lui a crescermi»
Nuccio Caffo ha ovviamente le idee chiare sugli interventi indispensabili per le imprese del Sud: «A parte l’ottimizzazione della logistica, per un vero rilancio del Sud servirebbe l’azzeramento di tutti gli incentivi e l’utilizzo delle relative risorse per un intervento “strutturale” di almeno 30 anni, che consenta di trasformare l’Italia meridionale (o almeno le zone più svantaggiate) in una grande No tax area, dove la mancanza di servizi, filiere e opportunità venga “compensata” da uno sconto fiscale per chi decide di insediarsi ed investire. Sappiamo che l’azzeramento totale delle tasse è impossibile -sostiene Caffo- si può percorrere la via di una tassazione differenziata rispetto alle aree più ricche”.
E come sempre, anche quest’anno Gruppo Caffo 1915 è presente al Salone internazionale dei vini e dei distillati con la sua gamma di prodotti premium per i professionisti e il canale ho.re.ca che già conoscono e apprezzano Vecchio Amaro del Capo, l’amaro più venduto in Italia.
Ma la grande novità presentata in prima assoluta in Italia è Clementino della Piana, liquore naturale a base di clementine di Calabria, un pregiato agrume che nasce dall’incrocio dell’arancia amara con il mandarino.
Un anno fa ha debuttato il Consorzio nazionale grappa in occasione della scorsa edizione del Vinitaly. Sebastiano Caffo è presidente del Consorzio: «La grappa all’estero nel 2022 è cresciuta del 23%, un ottimo risultato». Tanto che si parla di prodotto della tradizione contadina italiana, un’eccellenza italiana quale veicolo del made in Italy per i mercati internazionali.