Nel 2018 frane e smottamenti nell'Alto Crotonese provocarono danni ingenti a diverse proprietà. Dal dramma nasce una nuova attività: oggetti di design dagli alberi secolari altrimenti destinati a diventare legna da ardere
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Da una brutta storia può anche nascere una bella iniziativa. Ed è successo con Elihartè, un piccolo e prezioso laboratorio artistico di lavorazione del legno. L’idea e la realizzazione è di Sandra Berardi. E tutto comincia con un bruttissimo temporale. Siamo nella zona dell’Alto Crotonese, alle porte della Sila Grande, quando nell'inverno del 2018 una vasta area di terreni agricoli viene colpita da forti temporali, con frane e smottamenti molto gravi.
Era il periodo di raccolta delle olive. E molti uliveti vennero fortemente danneggiati. Anche la proprietà di Sandra Berardi subì diversi danni. Lei lo ricorda benissimo ancora oggi.
«Lo scenario che ci si parò di fronte era quasi apocalittico. Lungo la strada d'accesso le prime tracce del disastro: tronchi divelti, detriti, le travi e le lamiere della stalla spuntavano dal fango a oltre 50 metri dal suo sito. Molti alberi vennero sradicati e seppelliti da tonnellate di argilla. A metà della collina una frana minore aveva causato lo sradicamento di tre ulivi plurisecolari, tra cui un millenario».
Ed è in quel momento che Sandra soffre tremendamente al solo pensiero che anche quegli ulivi sarebbero potuti finire bruciati come legna.
«Iniziai a pensare e immaginare un possibile utilizzo diverso... ma prima dovevo ripristinare l'agibilità dell'uliveto».
L’uliveto di Sandra Berardi si trova in zona Polligrone, una collina ricadente nel territorio di Belvedere Spinello.
«Polligrone fa parte dalla Valle del Neto, nel cuore della Magna Graecia. Polligrone, un tempo era coperta dal mare, come rivelano i numerosi reperti fossili risalenti a oltre 5 milioni di anni fa. La proprietà Berardi si trova in una terra impervia e non meccanizzabile per via della struttura argillosa del terreno soggetta a frane, per cui tutto il lavoro avviene manualmente. Siamo nel campo dell’agricoltura eroica».
E non è finita. Perché altro di devastante è accaduto di recente in quella stessa area.
«Nei mesi scorsi diverse porzioni di Polligrone sono state colpite da incendi e alcune centinaia di ulivi secolari sono andati in fumo. Uno scenario desolante. Ma noi abbiamo deciso di resistere e restare. L'olio che ci da questa terra è impagabile».
Davanti a quegli ulivi, testimoni dei mutamenti dell’ultimo millennio, che stavano per diventare legna da ardere, in Sandra è scattata qualcosa. Così, è nato il progetto Eliharté.
«Innanzitutto mi sono ricordata di avere un diploma di maestro d'arte e che mi è sempre piaciuto lavorare il legno, restaurarlo, curarlo. L'ho sempre fatto per me o per qualche amico ma non pensavo che sarebbe potuto essere il mio lavoro».
Nel frattempo Sandra ha iniziato a pensare a cosa fare di quei tre ulivi.
«L'ulivo, soprattutto se secolare, oltre ad essere tra le essenze più pregiate, è anche molto difficile da lavorare sia per la durezza sia per le nodosità e per l'irregolarità dei tronchi».
E allora bisognava capire come poter preservare questo legno e dargli una veste che lo valorizzasse e allo stesso tempo lo rendesse realmente fruibile.
«Una mia amica lavorava la resina e mi diede l'idea che cercavo, insieme a qualche lezione pratica per la lavorazione della resina con il legno. Nasce così Elihartè, questa combinazione di legno di ulivo e resina epossidica; dove la resina rappresenta semplicemente un'ancora di salvezza per questo legno cresciuto in almeno 6-7 o più secoli»
Dal laboratorio vengono realizzati diversi oggetti a seconda della forma e delle dimensioni del legno: tavoli, taglieri, consolle, scacchiere. «Si tratta di oggetti d'arte con una funzionalità quotidiana arricchiti da elementi naturali che sono espressione del nostro territorio: muschio, licheni, conchiglie, fiori secchi, granito. Tra le tante opere realizzate fino ad oggi quelle mi hanno entusiasmato di più sono i tavoli “Sud” e “Cascata”. Sud nasce dalla sezione di un ramo che aveva la forma di Calabria, Puglia e Campania che ho circondato di resina azzurra con tanto di fondali marini. Così come il tavolo Cascata, si sviluppa su due livelli e si ha l'impressione dell'acqua che si riverbera nel letto di un fiume».
Si tratta di un lavoro artigianale piuttosto delicato. Niente affatto semplice.
«Faccio quasi tutto io col supporto di alcuni artigiani: il fabbro per gli elementi in ferro, il falegname per i tagli più grossi».
Ma Sandra non si ferma qui. «Assieme ad altri artisti e attivisti stiamo lavorando a un progetto molto interessante del quale parleremo in seguito».
Sandra Berardi vive a San Giovanni in Fiore, è madre di due figli e attivista politico-sociale, presidente dell'associazione per i diritti dei detenuti Yairaiha ets.
«Amo molto gli animali e la natura. Odio profondamente le ingiustizie sociali, i guerrafondai e chi getta i rifiuti in mezzo alla natura».