«Oggi la vita dell'agricoltore è caratterizzata da innumerevoli sfide, come la burocrazia, i cambiamenti climatici, i danni causati dalla fauna selvatica, l'accesso al credito e i prezzi di mercato. A mantenere in vita questo settore è la passione di produrre cibo».

Gianpietro Magliari è figlio di agricoltore, tecnico e consulente, ma prima di tutto la sua passione è la terra, l’azienda di famiglia, l’agricoltura vissuta direttamente sul campo. Gianpietro Magliari e l'azienda di famiglia a Lagarò, nel cuore della Sila Grande, a due passi da Camigliatello. Lui sempre pronto e disponibile nell’affrontare quel che resta di un'annata difficile.

«Vedi Franco, siamo in ritardo con il 90% della produzione. Di solito, in questo periodo, il ciclo vegetativo era concluso, invece siamo a settembre e ancora le piante sono in piena vegetazione. Tale situazione comporterà la raccolta con un ritardo di quasi un mese. Dico il 90% perché siamo stati gli unici fortunati ad aver seminato quasi un ettaro a fine aprile, poiché siamo nella zona più bassa della Sila. Di solito, impostiamo le semine con un ettaro a fine aprile e tutto il resto nelle prime settimane di maggio. Mai avremmo pensato che ci aspettavano quasi 40 giorni di pioggia, ritardando la semina a metà giugno. Tale criticità comporterà un problema di continuità di fornitura perché, terminato questo ettaro di varietà Marabel, dovremo fermarci e aspettare il 90% della produzione della varietà Agria. Ecco perché stiamo lavorando con piccoli ordini per ridurre al minimo il problema. La nota positiva di quest'anno è il prezzo: stiamo vendendo a 0,75 € al kg al campo all'ingrosso».

L’azienda Magliari è una bella realtà. «L'azienda è specializzata nella produzione di patate, cereali e confettura di uva fragola. Quest'anno abbiamo anche fatto delle prove con la zucca gialla. La produzione si trova in Sila, nel comune di Celico, e più precisamente a Lagarò, sulle sponde del lago Cecita. La nostra produzione viene venduta online in tutta Italia. In famiglia siamo 3 fratelli e i miei genitori. Felice è il capo azienda, Fabio è un dipendente trattorista e io ho la mia professione da Agrotecnico laureato e do una mano sotto forma di consulenza».

I mutamenti climatici stanno cambiando la nostra vita. Ma anche la nostra agricoltura. Scrive Papa Francesco nella sua Laudato sì: “I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità”. Soprattutto di questo discutiamo con Gianpietro.

«I mutamenti climatici hanno totalmente cambiato la nostra agricoltura. In questo momento stiamo vivendo con la paura che, da un giorno all'altro, ci si svegli e si trovi tutto il seminato distrutto perché ormai il meteo è imprevedibile. Il rischio per l'agricoltura calabrese è molto alto. Ne stiamo pagando le conseguenze direttamente con il ritardo della produzione e la raccolta che sicuramente si protrarrà fino a dicembre. Inoltre, il dramma più grave è che in Sila è facile che a novembre nevichi e quindi non riusciamo più a raccogliere. Anche nelle altre zone della Calabria ci sono stati gravi danni. Anche il settore zootecnico sta soffrendo molto a causa delle troppe piogge nel mese di maggio, che hanno reso il raccolto di foraggio di scarsa qualità e in molti casi si è perso il primo taglio».

È obbligatorio con un giovane parlare dei giovani che sembrano tornare alla terra. C'è chi rientra da fuori.
«Franco, sarò sincero, sono tutti i giorni a contatto con giovani e aspiranti imprenditori. Il ritorno alla terra è reale, ci sono alcuni che farebbero di tutto per avere un pezzo di terra, soprattutto figli di non contadini. Il futuro della nostra agricoltura dipende molto dall'impegno e dalla passione dei giovani. Con l'uso di tecnologie moderne e sostenibili, è possibile creare aziende agricole redditizie e innovative».

Tuttavia, ci sono ancora gravi sfide da affrontare.
«Esattamente, vedi l'accesso alla terra e al finanziamento, la concorrenza globale e i cambiamenti climatici. È importante che ci siano politiche e sostegni adeguati per incoraggiare i giovani a intraprendere l'agricoltura e offrire opportunità di formazione e sviluppo professionale. Inoltre, è fondamentale promuovere una cultura dell'agricoltura sostenibile e valorizzare il ruolo chiave che l'agricoltura svolge nella sicurezza alimentare e nella tutela dell'ambiente. Se queste condizioni sono soddisfatte, penso che ci sia un futuro promettente per i giovani nell'agricoltura calabrese».

La Sila potrebbe avere un grosso vantaggio in questo periodo di mutamento climatico, grazie a nuove coltivazioni.
«Sì, è vero, potrebbero essere coltivati ortaggi che prima erano impossibile da seminare. Tuttavia la Sila deve essere pronta ad affrontare questa sfida. Attualmente siamo ancora indietro perché mancano le infrastrutture».

È un problema annoso e irrisolto quello della mancanza delle necessarie infrastrutture.
«Il 99% della Sila non dispone di bacini per l'irrigazione dei campi e l'acqua raccolta viene inviata alle zone vallive e al mare tramite i principali laghi silani. Sarebbero necessari dei bacini nella zona alta della Sila, sulle montagne, che potrebbero irrigare l'altopiano. Durante i periodi di coltivazione e nei mesi successivi, l'acqua potrebbe confluire nei principali laghi e poi raggiungere le zone vallive e il mare».

E poi c’è il grave problema dei danni causati dalla fauna selvatica, in particolare dai cinghiali, che stanno letteralmente distruggendo i nostri campi.
«Stiamo urlando da tempo che occorre trovare una soluzione. In alcuni casi i danni arrivano al 100%. Secondo la mia opinione, ogni azienda agricola silana e calabrese ha subito danni pari al 20-30% del fatturato ogni anno, e nelle zone più interne anche il 50/60%».

Fare impresa rimane sempre... un'impresa! Molte difficoltà, burocrazia, ritardi.
«È vero che fare impresa rimane sempre un'impresa. Le difficoltà sono molte, dall'accesso al credito al cambiamento climatico, dalla burocrazia ai prezzi di mercato, e così via. Tuttavia è anche vero che oggi fare impresa in agricoltura è molto diverso dal passato. È necessario cambiare mentalità e ragionare come imprenditori, invece di limitarsi a seguire i metodi tradizionali. In passato, il costo dei concimi, delle sementi e dei carburanti era irrisorio, ma ora bisogna fare attenzione e programmare le stagioni agricole, oltre a investire nella formazione continua».

Per fare un esempio, la commercializzazione dei prodotti non può essere lasciata al caso o ai vecchi metodi.
«Oggi è necessario metterci la faccia, creare un proprio brand personale e sviluppare nuovi canali di distribuzione. Grazie alla tecnologia, siamo connessi con il resto del mondo in un istante. Personalmente, utilizzo molto i social media e ogni giorno scopro nuove realtà e opportunità».

Ma la comunicazione deve essere ben gestita e richiede professionalità, diversamente non funziona. E poi ci sono tanti altri problemi.
«È chiaro che non tutto è rose e fiori, ci sono molte difficoltà, come i ritardi burocratici che richiedono giorni di attesa presso gli enti competenti. Spesso le informazioni arrivano in ritardo. Per questo motivo ho creato molti gruppi WhatsApp in cui ogni mattina invio informazioni di servizio. Dobbiamo essere e diventare punto di riferimento per molte persone ed essere felice di poter essere d'aiuto».

Ci sono tanti strumenti a sostegno degli agricoltori.
«Sì, come i bandi, ma molto spesso richiedono all'agricoltore di anticipare le spese, cosa difficile in questo periodo storico in cui è complicato gestire gli investimenti. Le banche sono riluttanti a concedere credito, a meno che non si disponga di una garanzia diretta come Ismea, ma anche in quel caso non è sempre facile, soprattutto per le nuove aziende senza un precedente storico».