Qualche giorno fa l'inaugurazione del Liquorificio Sila dei cugini Fabio e Andrea: «Nasce da una selezione di erbe digestive e aromatiche calabresi ispirandosi all'amaro che produsse in vita l'abate»
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Fare impresa in Calabria si può. Si deve. Ne è appena nata una nel paese natale dell’Abate Gioacchino da Fiore: il Liquorificio Sila grazie alle idee e all'inventiva di due cugini: Fabio e Andrea. E nasce con un amaro dedicato proprio al celebre Abate che Dante colloca nel suo paradiso definendolo “il calavrese Abate Giovacchino di spirito profetico dotato”. Ma c’è di più. I due giovani imprenditori hanno inteso produrre quell’amaro che “l’abate stesso produsse in vita”. Una cosa di per sé originalissima, importante.
Fabio e Andrea sono da sempre appassionati di botaniche, in particolare di piante officinali. In realtà hanno iniziato da qualche tempo a produrre liquori artigianali in piccole quantità. Una prova generale per arrivare al ben più attrezzato e ambizioso Liquorificio Sila, compiendo un grande salto di impegno e soprattutto di responsabilità con il loro primo Amaro, dedicato all’illustre dei celichese, Abate da Fiore.
Spiegano Fabio e Andrea: «Questo liquore Amaro, nasce dall'infusione differenziata a freddo di una selezione di erbe digestive e aromatiche calabresi e intende ispirarsi al liquore che, come scrive fra gli altri lo storico V. Gervaise, l'abate stesso produsse in vita».
Racconta infatti il Gervaise, nel suo Histoire De L'abbè Joachim, Surnommè Le Prophete del 1745 che «Suo padre aveva una vigna poco distante dalla sua casa e al termine della vigna c'era un bosco molto fitto che si estendeva fino al fiume Cannavino. Là c'era una lunga e larga pietra talmente disposta dalla natura che poteva servire da inginocchiatoio e da letto per il riposo. In questo questo luogo solitario il giovane Gioacchino, andava spesso per elevare a Dio sue preghiere, accompagnate ordinariamente dallagrime. I frequenti contatti col suo corpo, così pure casto, sciolsero, per così dire, la durezza di questa pietra e ne spuntò un fiore, che come un altro "dittamo" aveva la virtù di guarire le piaghe e le diverse malattie; ciò fu presto risaputo nel paese: ma capitò che una donna dei dintorni, avendo parecchio bestiame malato, immaginò che il fiore avesse su di esso lo stesso potere che aveva sugli uomini, e per risparmiarsi la fatica di condurre il bestiame, essa staccò la pianta con le foglie e i fiori e la portò con sè. Il vicinato fu così contrariato dalla perdita di questo fiore meraviglioso che il giovane Gioacchino, toccato dalla loro desolazione, si mise in preghiera in quel luogo e ne ricavò non un fiore simile ma un liquore che produceva gli stessi effetti e che non cessò di colare, si dice, che alla fine della vita del Santo Abate».
Pertanto, sulle orme di Gioacchino, i due cugini hanno selezionato 30 botaniche autoctone e dopo un lungo lavoro di ricerca ed affinamento hanno prodotto questo liquore amaro. L'inaugurazione nei giorni scorsi è stato un piccolo grande evento non solo per la comunità locale ma anche per l'intero territorio della Presila cosentina. È stata l'occasione per assaggiare la l'amaro e per darne una prima valutazione. Il gusto, il profumo, la consistenza sono un vero e proprio viaggio gusto olfattivo nel più esaltante Medioevo, fra i luoghi di Gioacchino. Si sentono sensazioni e odori che riportano alla valle del Crati fino alle colline per approdare alle sensazioni di freschezza e di purezza delle maestose pinete della Sila. Si tratta certamente di odore e di sapore di un territorio a tratti selvaggio ma sempre accogliente, tra ruscelli e laghi dell'acqua cristallina e l'area più pura di Europa. Il liquore di Fabio e Andrea offre uno straordinario equilibrio fra il tenore alcolico è la densità aromatica delle pregiate botaniche e garantisce una piacevolissima persistenza.
Un liquore amaro che abbiamo assaggiato al Bristot Telesio nel cuore del centro storico di Cosenza. Forte intenso e duro come l'abate e come lui è poi raro, puro e profondo. Dal Liquorificio Sila è nato un progetto un'idea una prospettiva: il calavrese Amaro Joachim.