La giovane imprenditrice crotonese Iolanda detta la linea: «Dai campi alla tavola nel rispetto della qualità». Tra le produzioni importanti anche i finocchi
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L’azienda agricola di Giovanni Turrà, alle porte di Crotone, vanta circa mezzo secolo di storia. Nasce con Giovanni, dapprima commerciante per poi dedicarsi anche alla produzione. La proprietà è di circa 100 ettari. La produzione delle angurie va dal mese di giugno al mese di agosto. La produzione di finocchi si protrae dal mese di dicembre al mese di maggio.
Iolanda Turrà (insieme al marito) conduce l’attività con impegno e dedizione.
«Oggi come oggi chiudiamo la filiera che va dalla produzione sino alla commercializzazione passando dal confezionamento, che prevede una fase di lavaggio del prodotto stesso. Il nostro slogan è infatti: ‘Dai campi alla tavola nel rispetto della qualità’, essendo proprio la qualità del prodotto il motore che muove la nostra azione, in altre parole un agricoltura multifunzionale».
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Giovanni Turrà ebbe intuito nel portare avanti un’attività agricola in tempi non certamente facili. E questo Iolanda lo sa benissimo.
«Erano tempi duri, ma purtroppo continuano ad esserlo, per il settore primario. Papà puntò fin da subito sui due prodotti che ritenne maggiormente rappresentativi per il territorio, stante le condizioni pedoclimatiche dell’areale, finocchi e angurie».
La produzione dell’anguria ha dato molte soddisfazioni all’azienda.
«L’anguria è per antonomasia il frutto dell’estate. Richiama le vacanze, il mare, la compagnia. È il frutto che mette allegria. Ecco perché abbiamo investito anche sulla riconoscibilità con ‘Tale scelta si è dimostrata vincente fin da subito sia a livello nazionale che europeo, e anche internazionale, e infatti siamo stati contattati addirittura dagli Emirati arabi… tanta soddisfazione».
Altra eccellenza di Turrà sono i finocchi.
«Anche se nel caso dei finocchi le difficoltà logistiche aumentano considerevolmente. La manipolazione rende il prodotto maggiormente deperibile purtroppo»
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I mutamenti climatici mettono a rischio il futuro della nostra agricoltura. E rappresenta una notevole preoccupazione per le aziende agricole.
«Purtroppo sì, i vegetali sono esseri viventi che accusano esattamente come noi umani questi cambiamenti climatici che ne aumenta la vulnerabilità».
Manca manodopera. Una situazione sempre più grave. È necessario intervenire e studiare cosa bisognerebbe fare per superare questa situazione.
«Insieme a quello idrico e climatico, quello della manodopera è un punto molto critico per la gestione aziendale.
Purtroppo il nostro è un territorio periferico, ciò si riflette nel considerare quello primario il settore marginale e residuale del sistema economico. Manca la manodopera, manca la formazione. Sicuramente la politica dovrebbe investire in tal senso, perché se è vero che siamo quello che mangiamo, l’agricoltura assolve una funzione sociale da tutelare e sostenere».
Iolanda Turrà vive pienamente le responsabilità che deve assumersi quotidianamente. Lo fa con tanta forza.
«L’imprenditore agricolo è per sua natura ‘ottimista’. In tal senso non ci lasciamo scoraggiare dall’aleatorietà intrinseca del settore, tesi come siamo a pianificare l’attività. Ci piacerebbe essere ‘accompagnati’ nel percorso di valorizzazione territoriale che facciamo quotidianamente attraverso i nostri prodotti. Siamo fiduciosi in tal senso».