L’appuntamento delle primarie del 3 marzo, per il Pd calabrese, è il nuovo fronte di scontro per i vecchi dinosauri che non intendono arretrare di un millimetro nel controllo del partito, anche a costo di sfasciarlo. I vecchi capi bastone sono prevalentemente schierati con Zingaretti. Oliverio, Adamo, Bruno Bossio, Romeo, dopo una parentesi pro renziana, opportunisticamente ripagata con un blindatura nelle liste alla camera, si spostati dove tira il vento, collocandosi con il candidato maggiormente antirenziano. Niente controllo della corrente, niente controllo del partito. Questa volta, dunque, c’è un problema, con Zingaretti si sono posizionati anche coloro che di Oliverio, Adamo, Bruno Bossio e loro satelliti, non vogliono più sentir parlare.  Guccione, Franceschiniani, e tanti altri, infatti, erano posizionati con il presidente del Lazio, ben prima che sulla battaglia del fratello del commissario Montalbano mettessero il cappello il governatore, Adamo e famiglia. Una contraddizione. Un nodo politico. E come tutti i nodi ad un certo è venuto al pettine.

 

Lo scontro  era inevitabile, come era inevitabile che sarebbe emerso con tutto il suo carico di contraddizioni. Le primarie per la scelta del segretario, infatti, devono essere accompagnate dalle liste per l’elezione dell’assemblea nazionale. Chi guiderà la lista di Zingaretti nelle varie circoscrizioni? Il conflitto scoppia sul punto. L’asse Oliverio/Adamo invocando criteri, e, in alcuni casi, tentando colpi di mano, vorrebbe fare il pieno di fedelissimi, soprattutto a Cosenza, dove il pezzo forte da piazzare è il segretario provinciale Luigi Guglielmelli, oliveriano di ferro ma di conio adamiano. Ma questa volta la ciambella è difficile che esca con il buco, anche perché, Carlo Guccione, posizionato anch’esso con Zingaretti, si è già messo di traverso. Le insofferenze comunque si registrano in ogni angolo della regione. Stante così la situazione spunta l’ipotesi di una seconda lista Zingaretti in Calabria, composta dagli oppositori di Oliverio e company. Uno scenario che, da questa testata, avevamo previsto e ampiamente spiegato. Il tentativo di Oliverio e Adamo di saltare sul carro del vincitore romano potrebbe rivelarsi una vittoria di Pirro. Il rifiuto degli antioliveriani a stare nelle stesse liste è chiaro: Oliverio e company impediscono la discontinuità e qualsiasi rinnovamento nella direzione del Pd calabrese.

 

Pablo