Il primo albero di Natale è spuntato, timidissimo, tra le vetrine che eravamo ancora a maniche corte, metà ottobre. Un’anomalia, come lo scirocco a gennaio e la piantina del basilico, comprata a giugno, che sopravvive fino a marzo.

Due operai si affannavano a tirarlo su dal polistirolo un po’ imbarazzati. «Scusi, giovanotto…» ha chiesto una cliente con un’aria di rimprovero cucita addosso «ma già le decorazioni mettete?». L’inserviente ha alzato le spalle, rivoltando la frittata neanche fosse il marito. «Signora mia e non siete contenta?».

Attento a ciò che chiedi...

Da piccoli non facevamo che sperare che fosse sempre Natale. Il classico epilogo dell’adagio: attento a ciò che chiedi perché potresti ottenerlo. Chissà quanti hanno pregato davanti al presepe dicendo: «Fa’ che sia ogni giorno così: regali, albero acceso pure di notte, il tavolo dei dolci sempre aperto, calze appese e niente scuola». E i familiari lì a spiegare, con il tono delle maestre che disinnescano una sciocchezza: «Ma così non sarebbe bello uguale».

Ecco, ora ci vorrebbe una mamma saggia seduta a capotavola nei consigli d’amministrazione delle grandi catene di negozi, a ripetere: «Se mettiamo i centrotavola col vischio vicino ai cetrioli poi la gente si stufa, si confonde».

Ma la fiducia nella magia natalizia è più forte della ragionevolezza. È come avere fede nei soufflé appena infornati, devi averne tanta.

Cetrioli e zampone

Nei supermercati non esistono più le mezze stagioni dall’epoca dei broccoli a luglio. Quest’anno, poi, la pausa tra l’esposizione di salvagenti e i pendagli a forma di renna, si è praticamente annullata. Neanche il tempo di smaltire il tempo-cuscinetto di Halloween, relegato a un angolino polveroso con il cerone per vampiri scaduto tre anni fa, che già torreggiano colonne di panettoni e calendari dell’avvento.

Abbiamo perso un Natale, perso per strada, perso tra le proteste di chi non voleva arrendersi ai divieti di cenoni e pranzoni delle feste, e il sollievo di chi sapeva che si sarebbe risparmiato la tombola con lo zio esperto di smorfia napoletana («Settantasette…. le gambe della donna, hai capito Mariù - strizzatina d'occhio -. No zia Filome', il 23 non è uscito, li ripeto tutti…») e i parenti con le bucce dei mandarini in mano che chiamano ambo quando si va per la cinquina.

Un Natale per due

Un anno addietro le scuole chiudevano a intermittenza, i sindaci combattevano con i Tar e qualcuno, al pensiero di saltare le feste, si sentiva pure contento di risparmiarsi l’ennesimo set di guanti-e-sciarpe da scartare con la solita espressione sorpresa («Bellissimi!») prima di buttarli nella stufa a pellet.

Oggi bisogna festeggiare per due, moltiplicare il Natale per quello mancato. Dalle istantanee del 2020 non vediamo che contorni sbiaditi: regali solo online consegnati da corrieri elevati al rango di Babbo Natale, auguri su Facetime col maglione rosso sopra e il pigiama sotto, maratona di Lino Banfi la notte del 25, riunioni carbonare per scambiarsi gli auguri col pugno, a distanza e col senso di colpa se arrivava la persona in più che faceva saltare il numero minimo.

Adesso la parola d’ordine è “recuperare”. E per farlo occorre agire per tempo e scaldare il gelo che ha raffreddato lo shopping del 2020. Il 28% degli italiani, un anno fa, ha rinunciato ai regali, spendendo il 15% in meno in addobbi rispetto al 2019 e lasciando i frigoriferi orfani della bomba di cibi solitamente destinata a rifocillare il parentado nelle feste (500 sono stati i milioni di euro risparmiati sulle spese alimentari).

Natale è Maradona

Il Natale è il giocatore più forte del calendario. Il fuoriclasse, il fantasista. È il supereroe, è Batman richiamato dalla luce calda delle intermittenti cinesi a 8 euro al chilometro. Gioca d’astuzia sul terreno dei sentimenti ed è dannatamente convincente. A lui vengono affidati i rotoli bianchi degli scontrini, perché li dipinga a botte di zeri. A questo Natale si chiede il miracolo. Non è forse questo il regalo che vogliamo tutti? Questo e la prenotazione di un chilo di pesce per la Vigilia che non costi quanto un miniappartamento con garage.