Torna al cinema, per tre giorni (fino all’11 dicembre), in data profana “Una poltrona per due” di John Landis, che si riaffaccia sul grande schermo in versione restaurata in collocazione pre-festiva, ma fuori posto. E questo perché il miglior modo per vederlo è il 24 dicembre su Italia1 sulla cara e vecchia tv (con spot che interrompono le gag e durano quanto due frittelle e mezzo bicchiere di vino).

È una tradizione che somiglia più a un rito scaramantico, eucaristico e famigliare che si riversa dal divano al web. Appena partono gli opening credit, arrivano gli scatti allo schermo postati sui social per dire “Anche quest’anno, io ci sono”, mentre la pagina Fb “Quanti giorni mancano a una Poltrona per due” sul finale azzera il conto e riparte da -365. E tutto ricomincia.

Non importa che la pellicola resti in sottofondo durante il cenone, o che di tutte le scene si riesca a goderne solo di qualcuna («sono stati i Duke, sono stati i Duke!»), o che nella parte clou sui futures travestiti da succo d’arancia, il cervello sembri afferrare per un attimo i concetti di azioni allo scoperto, prima di dimenticarsene mentre i due neomilionari brindano a champagne in maglioncino e costume da bagno (perché se la Finanza non si discute, il clima nei film è sempre un’opinione).

Quel che importa è che quel film sia lì, e noi con lui. È rassicurante.

La commedia di Landis è dipinta con una maestria commovente. Non c’è cosa più difficile che far ridere qualcuno, non c’è cosa che rasenti l’impossibile che far ridere qualcuno per un film intero. Il regista, qui affiancato da spadaccini di fino come Timothy Harris e Herschel Weingrod, è parte di quella straordinaria infornata di autori cinematografici, forse impareggiabili, in grado di regalare scritture folgoranti, e consegnarle ad attori perché ne raccolgano i frutti e li offrano a spettatori senza vincoli di tempo.

Curiosità

Inizialmente, il progetto era stato battezzato “Black and White” (Bianco e Nero), ma prima dell’uscita gli venne preferito “Trading Places” (Scambio di ruoli). Per il cast si pensò subito al duo Richard Pryor e Gene Wilder (ve li ricordate in “Non guardarmi, non ti sento”?), ma Pryor – che aveva già seri problemi di alcol e droga - fu costretto a rinunciare. La scelta ricadde allora su Eddie Murphy, che accettò con una precisa richiesta: evitare di duettare con Wilder per non sembrare il “rimpiazzo” di Pryor. Landis, a questo punto, chiamò Dan Aykroyd. E che dio lo benedica.

Ogni 24 dicembre...

Le nozze di Figaro di Mozart aprono su una Philadelphia morsa dal gelo di dicembre. E tutto questo ogni vigilia di Natale intorno alle nove di sera. Minuto più, minuto meno. Una sorta di giorno della marmotta Christmas edition.

Ci aveva visto lungo quel qualcuno, un anonimo programmatore fan di John Landis, quando toccandosi la fronte per il dispiacere di avere il turno in regia la notte del 24 dicembre, decise che sì, il lavoro nei festivi valeva lo stipendio a fine mese, che la telefonata d’auguri alla famiglia attovagliata nel frattempo tra vongole e carapaci non avrebbe sostituito la sensazione della pancia satolla di bollicine e alici fritte, ma che almeno un film come si deve se lo meritava lui come tutti gli italiani abbastanza soli da guardare la televisione la sera del cenone. Ma su questo si sbagliava perché quella strana consuetudine, nata come moto spontaneo, quasi goliardico, è diventata tradizione come il pandoro, l’albero, il presepe e il collant bucato a Capodanno.

I crossover con i Blues Brothers

Tra i cameo del film spunta quello del chitarrista Bo Diddley nei panni di un venditore di pegni, di Kelly Curtis (sorella di Jamie Lee) come Muffy, una donna del country club, e di James Belushi, che compare travestito da gorilla. Nel 1988 Landis dirige Eddie Murphy in “Il principe cerca moglie” e decide di far divertire i fan di una “Poltrona per due” inserendo una scena in cui Murphy lascia una generosa elemosina a due vecchietti poveri che dormono sotto un ponte. I due disgraziati sono i fratelli Duke.

Ma i cross over non finiscono qui perché Landis tira un laccio anche a The Blues Brothers e fa un bel nodo con Una Poltrona per due, intanto chiamando il fratello dello sfortunato John Belushi, James, a vestire la parte di un gorilla, e poi giocando col numero di matricola di Louis Winthorpe III (il 7474505B che compare quando viene arrestato) che è lo stesso di Jake, interpretato da John Belushi.

In un impeto di nostalgia canaglia, Landis fa stampare la locandina di un film mai realizzato “See you next Wednesday” e la mette in bella mostra nell’inquadratura della stanza di Ophelia, la prostituta (Jamie Lee Curtis) che salva Louis dal baratro e noi dalla noia. Perché Una Poltrona per due è una Poltrona per tutti. Anche questo Natale.