Avete mai visto un Tirannosaurus Rex nuotare in mare? Soprattutto: avete mai visto un Tirannosaurus Rex? La risposta è sicuramente no. Fino ad ora. Dalle parti della BBC avranno pensato: perché trasmettere i soliti documentari sui leoni e le gazzelle (che, per inciso, sono bellissimi) se possiamo usare la macchina del tempo e con un tap (immaginiamo pure in libertà), tornare al Cretaceo e filmare i dinosauri dal vivo? Detto e fatto. Si sono infilati tutti in una capsula che attraversasse qualche tunnel Rosen-Einstein all'inverso (con tanto di troupe e telecamere al seguito), per riprendere da vicino (molto vicino) creature che abbiamo conosciuto solo attraverso un po’ di ossa assemblate nei musei in giro per il mondo (e in qualche film). Per rendere l'opera ancora più avventurosa ecco anche qualche scena girata con gli infrarossi per le notturne, i timelapse sulla schiusa delle uova di Quetzalcoatlus, le transumanze dei Pachyrhinosaurus. 

Benvenuti nel Cretaceo

Il risultato di questo viaggio è “Il pianeta preistorico” (disponibile su Apple+ dal 24 maggio, qui il link per vedere il trailer) un prodotto televisivo straordinario che ci ha messo un decennio prima di essere messo a punto. Ma l’attesa è valsa il risultato. La serie in cinque puntate è l’occhio su un mondo impossibile. Accompagna il tutto la storica voce del naturalista e divulgatore 95enne David Attenborough (se il cognome vi è familiare sì, è il fratello minore del compianto Richard, attore e regista che in Jurassic Park pronuncia la celebre battuta: «Qua non badiamo a spese»), è prodotta dalla BBC Studios Natural History Unit e vola sulle note di Hans Zimmer, compositore premio Oscar nel 1995 per la colonna sonora de “Il Re Leone” e nel 2022 per “Dune”.

Cosa rende speciale questa serie rispetto alle altre a tema colossi preistorici? Intanto la tecnica (la ricostruzione delle creature è tale che sembra di sfiorarle) e poi la sceneggiatura che, grazie agli effetti visivi firmati Moving Picture Company, crea un prodotto filmico che va oltre ogni immaginazione grazie anche ai concept art creati da Jellyfish Pictures. La base scientifica dello script è solidissima, tra i consulenti c’è anche il paleozoologo Darren Naish (e con lui essere Steve Brusatte , Alexander Farnsworth, Kiersten Formoso, Michael Habib, Scott Hartman, John R. Hutchinson, Luke Muscutt, Peter Skelton, Robert Spicer, Paul Valdes e Mark Witton).

Cinque episodi per ogni bioma

Gli episodi sono in tutto 5 ambientati in biomi diversi: coste, deserti, acque dolci, mondi di ghiaccio, foreste al cui interno si vedono centinaia di specie di dinosauri di cui mai si era sentito parlare (per citarne qualcuno Carnotaurus, Deinocheirus, Qianzhousaurus, Barbaridactylus, Nanuqsaurus, Tuarangisaurus e Olorotitan, oltre a già “famosi” Tyrannosaurus, Triceratops).

Tra le firme del progetto figura anche il Jon Favreau regista di Iron Man che con la Moving Picture Company aveva già collaborato per Il libro della giungla (2016) e Il re Leone (2019). La scelta artistica è stata quella di creare la suggestione perfetta per far credere allo spettatore di essere lì a guardare creature vere, come se esistessero ancora e fossero là fuori, in qualche foresta amazzonica o nei fondali dell’Atlantico, e permettergli di entrare in quella famosa macchina del tempo che solo il cinema sa usare.