Per qualche motivo misterioso la serie comedy migliore degli ultimi anni è rimasta semisconosciuta in Italia, dove è approdata nel lontano 2018. I palati raffinati, i cercatori di pepite d’oro (cioè gli accaniti mangiatori seriali), i curiosi, i fortunati, sono riusciti a scovarla in mezzo a tonnellate di ciarpame e hanno fatto passaparola. Addirittura, per dare un’idea di come sia stata sottovalutata, la serie non è mai stata doppiata ed è disponibile in inglese con sottotitoli.

Parlo della favolosa (e vedendola capirete perché) “Derry Girls”, scritta e diretta da Lisa McGee (anche lei una vera Derry girl). Siamo negli anni Novanta a Derry, o London Derry (anche il nome è stato oggetto di diatribe), proprio al confine tra Irlanda del Nord e Repubblica d’Irlanda, e seguiamo le vicende di cinque adolescenti che frequentano la scuola cattolica retta da una suora di nome George Michael (sì, George Michael) che crede nel dio del sarcasmo con la stessa fede che rivolge a quello sulla croce. Erin, sua cugina Orla (la stramba), Clare e Michelle ed il cugino inglese di lei, James vivono la loro adolescenza tra ansie, desideri e primi amori mentre scorrono intorno a loro, le notizie di attentati e vittime di un conflitto che ha funestato l’isola troppo a lungo.

Il contesto storico resta sullo sfondo, ma è tutt’altro che un contorno di colore. Facciamo quindi un passo indietro, per capire meglio l’ambiente sociale in cui si muovono le vicende della serie.

Il 30 gennaio del 1972, proprio a Derry, una domenica si tinse di sangue. Il tristemente noto Bloody Sunday (gli U2 dedicarono a quell’avvenimento uno dei loro brani più celebri così come fece anche John Lennon) vide la morte di 14 giovani manifestanti pacifisti cattolici, che vennero ammazzati da parà inglesi mentre sfilavano per le strade chiedendo pari dignità e pari diritti, il diritto alla casa e la fine del voto per censo, ancora in vigore nella provincia britannica. Un massacro senza ragione che a lungo restò anche senza giustizia. La situazione irlandese diventò all’improvviso una notizia degna dei grandi giornali mondiali e l’Europa capì che anche in una Paese democratico i civili potevano essere ammazzati dall’esercito come in qualunque dittatura.

La serie non è drammatica, è divertente, tantissimo, e allo stesso tempo commuove. C’è la leggerezza della commedia, grazie a personaggi strepitosi (amerete nonno Joe, la zia Sarah, la suora e il prete edonista, perfino lo zio Colm) e poi il conflitto, la paura di vivere in un luogo dove le bombe possono esplodere in qualsiasi momento e farti a pezzi distruggendo la tua idea di futuro. Mentre volteggiano le canzoni simbolo degli anni Novanta - dalle Spice Girls ai Cranberries (come potevano mancare), dai Blur, agli East17, ai Corrs - i cinque amici scopriranno che diventare adulti significa anche dover accettare le cose che non possono essere cambiate.