Era attesissima la nuova stagione della saga antologica, oggi decisamente appannata rispetto ai fasti del passato. L'ideatore ha anche creato una piattaforma fake dove ognuno può diventare il protagonista "terribile" di una serie
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Black Mirror si è fatto attendere troppo, per quello che aveva da servire. Il piatto, presentato in un menù altisonante che annunciava grandi contorni, tappeti infiorati, trionfi di fresco, alla fine, stringi stringi, è meno di una fresa con un pomodoro un po’ andato, strofinato sopra. Lontanissimi gli echi degli esordi di una saga che scosse il pubblico con un tris d'ouverture da shock: "Messaggio al Primo ministro", "15 milioni di celebrità", "Ricordi pericolosi". Pezzi memorabili di uno specchio che era nero sul serio. In "Vota Waldo" (siamo sulla seconda stagione") datato 2013, qualcuno trovò straordinarie similitudini con l'ascesa del partito di Beppe Grillo in Italia, e mentre si metabolizzava la puntata sull'algoritmo che riportava in vita i defunti ("Be right back"), la realtà presentava la storia (vera) della madre coreana che parlava con la figlioletta defunta grazie alla realtà virtuale.
Se la realtà supera la fantasia
"Black Mirror" con la sua aria distopica, l'estetica elegante, cast scelti con cura maniacale, ha cercato di raccontare il presente spiando nel buco più nero di un futuro non così tanto distante, agganciandosi alle nostre paure più profonde (in "Arkangel" una madre impianta un sistema di localizzazione nella figlia Sara per controllarla e proteggerla) o al bisogno di piacere (lo splendido "Caduta libera") incorrendo nell'unico rischio: essere superata dalla realtà (ipotesi non peregrina).
Charlie Brooker, il padre della serie antologica che ha esordito stordendo (positivamente) il pubblico nel 2011, aveva grandi mezzi per dire ancora qualcosa, ma si è arenato in un punto sabbioso privo di vegetazioni e di idee e il risultato è che le ultime cinque puntate scodellate adesso, sanno di tappo.
Brooker gratta il fondo del barile
A parte i primi due capitoli della sesta stagione, “Joan è terribile” e “Loch Henry”, e un tiepido terzo episodio (dal finale prevedibile) “Beyond the Sea”, il resto è davvero da buttar via. E a pensarci bene, neppure il salvabile appena menzionato è tutto questo granché.
Dall’esperimento di “Bandersnatch”, Brooker ha cominciato ad arrancare, strusciando le mani sui vetri, alla ricerca (disperata) di stupire con qualcosa che fosse collaterale al racconto. Se con la strada interattiva, aveva rispolverato una tendenza che anche l’editoria aveva esplorato, con la nuova stagione tenta la via della meta-televisione e dell'effetto Droste (specchio nello specchio nello specchio), creando un canale del tutto simile a Netflix (piattaforma che lo ospita), ribattezzato StreamBerry che compare nei primi due episodi del nuovo corso.
Tutto finto per sembrare vero
In “Joan è terribile”, la protagonista si trova ad essere, a sua insaputa, protagonista di una serie tv che riproduce la sua vita passo passo. A interpretarla è l’attrice Salma Hayek che, a sua volta, incarna live Joan, grazie a un algoritmo che usa l’intelligenza artificiale per riprodurre la sua immagine su un set virtuale Insomma è tutto finto per sembrare tutto vero. Joan si rivolge a un legale (chi non l’avrebbe fatto) per scoprire, con sommo orrore, che quei consensi che prestiamo senza badarci troppo mentre navighiamo sul web (cookies e affini) non sono che contratti con cui diamo la nostra vita a disposizione di chiunque voglia farne uso.
Crea il tuo avatar "terribile"
Leggenda vuole (una leggenda recentissima, che puzza di pubblicità) che in tantissimi abbiano chiesto la disdetta dall’abbonamento Netflix dopo aver visto questo episodio, terrorizzati di fare la stessa fine della protagonista. Ma nel solco del maoschismo dello spettatore medio, Brooker ha rilanciato, creando per davvero la piattaforma Streamberry dove chiunque può caricare la propria immagine e diventare il/la Joan è terribile di turno. Insomma il piacere di continuare a farci del male. E questo non lo diceva Brooker ma Nanni Moretti.
Insomma un bel giochetto quello del finto sito, buono per gli inoltri su Whatsapp, per rinfrescare il proprio profilo Facebook, e per prendersi gioco di chi si prende gioco, ma che si esaurisce per noia. La fine peggiore.
Se il secondo episodio della nuova stagione, sviscera il lato spectacular della crime fiction, il tanto atteso “Beyond the sea”, con la star di Breaking Bad, Aaron Paul, e dell’attesissimo ultimo di Nolan “Oppenheimer” Josh Hartnett, finisce per azzopparsi strada facendo. Su “Mazey Day”, lezioncina sul cinismo dei paparazzi e “Demone79”, da guardare sbadigliando, c’è da chiedersi come una perla come “Black Mirror” non si sia fermata prima di farci scoprire quanto male possa fare la ricerca di una buona idea, quando le buone idee non ci sono più da un pezzo. Questo sì che è terribile.