Da ieri anche Biancaneve è sulla graticola. È bastato un commento su un giornale americano, all’indomani della riapertura di un parco a tema Disney, per scatenare il facile putiferio: il principe che bacia una donna addormentata è la rappresentazione della prevaricazione maschile. Improvvisamente il mondo disneyano si è spopolato, il cielo di zucchero a velo si è fatto grigio piombo, il popolo delle fiabe si è ingobbito, la musica di campanelli è sfiorita nei bassi profondi.

Ma proviamo a immaginare il seguito. Perché è facile dire: è sbagliato. L’immaginazione che continua sul solco del revisionismo non può fermarsi a metà. Andiamo fino in fondo per vedere come potrebbe finire questa storia bagnata di realtà e scopriamo se potrebbe essere un racconto più affascinante di quello che ci hanno propinato fin da piccoli.

C’era un volta… davvero

Il principe dopo le nozze cominciò a tirar tardi la sera, andando in giro per locande con la camicia bianca a nido d'ape sbottonata. Tutti sapevano che era un perdigiorno, uno a cui piaceva solo prenotare tavoli e macedonie di frutta con i furgoli sopra. Ma era pur sempre il capo della baracca, e quando i sudditi lo vedevano parcheggiare in doppia fila il cocchio lo salutavano con un: «Buongiorno dotto’, che ve lo guardo io» e gli offrivano il caffè al bar chiedendogli la cortesia di sistemare qualche figlio disoccupato che s'era rovinato con i gratta e vinci.

Biancaneve trascorreva le serate a letto con la tuta Ellesse e la maglia di sopra del pigiama. Aveva cominciato a fumare e a comprare vestiti su Wish. Frustrata da una vita che non aveva preso la piega giusta, a da quegli ordini che dalla Cina arrivavano 18 mesi dopo, una sera ricordò com’era cominciato tutto.

Era un mattino soleggiato nel bosco… quando un principe, trovando Biancaneve addormentata, la baciò risvegliandola dal torpore. Quel gesto di coraggio la colpì perché se c’è una cosa che non bisogna mai fare, oltre ad attaccare asciugatrice e forno insieme, è svegliare una donna mentre dorme.

Biancaneve, lottando con i postumi della sbornia, giurando che non avrebbe mai più toccato un gin lemon nella sua vita, chiese ai nani chi diavolo fosse quell’uomo che le aveva irritato la pelle d’alabastro con la barba sfatta da tre giorni. Non trovando risposta chiese al principe chi diavolo fossero quei sette stalker che la seguivano dappertutto tranne che su Instagram. I nani se la svignarono, con la scusa (palesemente una scusa) dei supermercati che la domenica chiudono prima, tornando a fare la solita vita da scapoli su Tindr.

Biancaneve squadrò il principe non trovandolo così male. Sei settimane di chetogenica e si poteva anche fare. Dietro consiglio dello Specchio che saggio le consigliò: «Non fare la matta, guarda che in ascensore non ti chiamano più signori’ ma signo’…» accettò la promessa di matrimonio.

«Ti sposo», disse al principe, «ma la parete attrezzata la scelgo io». Lui non battè ciglio, strappato il mercoledì libero al divano per la Champions, le mise un anello al dito dandole il permesso di aprire un profilo fb ma solo di coppia.

Al ricevimento di nozze venne invitato tutto il regno, e il catering servì un risotto gamberoni e zucchine e i ravioli con aragosta e crema di burrata, e tre secondi (tra cui un maialino nero su trionfo di purè) che nessuno mangiò perché all’aperitivo ci si era, al solito, abbuffati di frittini.

Intanto... l’ex regina Grimilde era caduta in bassa fortuna ripiegando sui trucchi Maybelline del Conad. Un giorno decise di cambiar vita, togliersi la cuffietta e accettare i propri anni, perché non era giusto che la società imponesse i suoi stereotipi sulle donne. Ai cacciatori che passavano dalle quelle parti recitava sempre la sua battuta preferita, quella della Magnani, che alle sue rughe ci aveva sempre tenuto, e quelli le rispondevano: «Eh, la Magnani è la Magnani».

Dopo un lungo peregrinare per boschi, a mangiare solo verdura e frutta e niente carne, neppure di cervo, Grimilde disintossicò il corpo da zuccheri e glutine e la mente dai cattivi pensieri. Ma un ricordo le dava il tormento: aver colpito quella povera ragazza facendole mangiare una mela Ogm della grande distribuzione, che fa male alla salute e anche al piccolo commercio.

Doveva confessare tutto e chiedere perdono. Giunta al castello, dopo anni di esilio, si rese conto che a corte le cose erano molto cambiate. Le fate non si chiamavano più fate, ma personale tecnico-ausiliario-volante, le scarpette da ballo in cristallo erano state riciclate in appositi bidoni per diventare svuotatasche e vani portaoggetti e tutti dovevano entrare con le pattine ché sono più igieniche e non rigano il parquet. Trovò Biancaneve, in salotto, che cercava un posto migliore per sistemare le bomboniere Thun del matrimonio e la convinse che era arrivato il momento di buttare le ciabatte invernali e fare il cambio di stagione. 

Grimilde riuscì, poco a poco, a guadagnare la fiducia di Biancaneve, consigliandole due serie Netflix senza spoilerare. Voleva a tutti i costi salvarla da quell’uomo che la teneva segregata in un castello impedendole di trovarsi un’occupazione che la rendesse una donna realizzata e indipendente.

Il principe si trovò così a fronteggiare due donne, una più pericolosa dell’altra, proprio la sera della finale Inter-Juve, alleate in nome del girl power: una timidamente sempre più consapevole che la libertà e l’autonomia non hanno prezzo, che gli rinfacciava di aver risparmiato sulle tende Ikea per fare le rate del 55 pollici, l’altra ferita, quasi uccisa dalla sua superbia, che ora aveva trovato una nuova battaglia in cui riversare astuzia e lungimiranza e il tanto tempo che, fino a quel momento, aveva impiegato facendo centrini e commentando sui forum di MediciItalia.

Il principe tentò di fare leva sulle debolezze di Biancaneve, ricordandole che niente principe, niente Dyson. Lei vacillò al pensiero che lui si rimangiasse la promessa del phon a ioni per Natale, ma la prospettiva di restare sposata a uno che fingeva di dimenticarsi di scendere l’organico, la convinse che era giunto il momento di darci un taglio.

Durante un abbraccio menzognero, Biancaneve scaraventò il principe di sotto, dalla torre più alta. Fu così che le due donne aprirono nel castello una filiera agroalimentare che diventò famosa in tutto il regno, dando lavoro a mezza popolazione di contadini che un giorno scioperarono per reclamare condizioni di lavori migliori e uno stipendio adeguato.

Così Biancaneve e Grimilde, in accordo con i sindacati, aprirono un tavolo di concertazione con 27 delle 72 sigle che avevano partecipato alla manifestazione organizzata in piazza per chiedere più diritti e Dazn gratis per tutti, e finirono a comprare la manodopera fuori dal regno, in un paese delle Meraviglie là vicino, dove i conigli lavoravano il doppio e costavano meno.

E tutti vissero felici, contenti e senza cassa integrazione.

Fine.