La strategia della Russia di destabilizzare ulteriormente l’assetto ucraino, l’Europa e i Paesi Nato aprendo un terzo fronte, sta allontanando l’attenzione da una delle città chiave come Mariupol. Aprire una terza linea, diversa da quella est del Donbass e sud di Mariupol, significa in termini logistici e strategici avere la consapevolezza di possedere molti più mezzi e molte più possibilità, facilitando l’avanzata rossa in quelle che considera enclavi della Federazione “putiniana”.

Seguendo questa strategia, l’Ucraina dovrebbe spostare riserve, munizioni, mezzi militari e tutto ciò che ne segue ad Odessa, esponendo ad ulteriori perdite non solo il personale coinvolto nelle operazioni ma anche i civili. Senza dimenticare la possibilità di uno sbarco dei marines russi, che andrebbe ad aggravare ulteriormente la situazione (tra l’altro già presenti in forze in Transnistria dai primi di marzo, con paracadutisti da poco arrivati nel corridoio filo/indipendentista russo).

Tale tattica del terrore e di accerchiamento, che vede assediati tutti i punti strategici per allontanare l’Ucraina anche da uno sbocco sul mare, riannettendo alla Federazione Russa gli ex territori sovietici, permette a Putin di alzare la voce, minacciando l’Europa e gli alleati NATO di utilizzare “armi sconosciute”. Il tutto creando il timore di una reale escalation che vedrebbe coinvolti anche altri territori oltre a quello ucraino. Ma anche questa potrebbe essere una strategia dello Psyops russo.

Non dimentichiamo che la Moldavia è una Repubblica indipendente e non è un Paese NATO, anche se negli ultimi 10 anni, come l’Ucraina, ha interagito con la stessa e gli alleati tramite addestramenti o forniture di armi, ma nonostante questo, ha sempre dichiarato di voler restare fuori dall’Alleanza. Diversa la situazione della Transnistria, il corridoio di terra appartenente alla Moldavia, ma che il 17 settembre 2006 ha votato un referendum per rendersi indipendente dalla Repubblica Moldova, con il 97,1% dei voti a favore della Federazione Russa.

Lo schieramento di truppe sul corridoio filo/russo appoggiato dai separatisti, già in atto dai primi di marzo, potrebbe creare non pochi problemi, visti gli antefatti sopra accennati. Sta di fatto che la tecnica Psyops russa, mirata a colpire la psiche di chi guarda temendo il peggio, ha subito attirato l’attenzione dei media, spostando nel giro di 24 ore l’occhio di bue dall’est e dal sud dell’Ucraina a ovest, sulla Transnistria. Aprire questo terzo fronte li sta aiutando nella loro fase di conquista. In primis sono riusciti a distogliere l’opinione pubblica portando a parlare non più di Ucraina, ma di Europa e Nato.

In secundum sono riusciti nell’intento di distogliere ulteriormente l’attenzione da ciò che sta accadendo e accadrà nel Donbass e a Mariupol, aiutando la Federazione nella conquista dei territori che Putin vorrebbe riannettere senza negoziati. Difatti a Mariupol la guerra non si ferma, anzi diventa sempre più cruenta. Tra bombe al fosforo e medici in difficoltà, la battaglia sembra voler essere portata allo sfinimento.

Durante la notte appena trascorsa, mentre l’occhio di bue si è spostato verso l’occidente, a Mariupol, secondo quanto dichiarato dal vice comandante del regimento Azov il Capitano Sviatoslav Palamar in un video rilanciato sul canale Telegram della Azov, si parla di bombardamenti sulla città simbolo di questa guerra: «Questa notte un numero colossale di attacchi aerei, bombe al fosforo, missili, artiglieria e tutto ciò che un barbaro può usare contro l’umanità sono piombati su Mariupol. Per tutti i militari, le parole e le azioni sono le stesse. Pertanto, è difficile per noi capire perché ci promettono aiuti, ma non agiscono. Oggi Mariupol non è l’Ucraina, ma l’Ucraina è Mariupol».

Infatti sembrerebbe che nelle scorse 24 ore, circa 35 attacchi aerei avrebbero preso di mira “la città che resiste”, anche se ridotta ad un cumulo di sangue e polvere.

Come se non bastasse il medico militare della Azov il dottor Livese, che si trova ad operare in condizioni estreme dentro l’Azovstal Shelter, ha messo sul suo canale tutte le immagini di come sono costretti ad operare i civili e i militari coinvolti negli attacchi.

Descrivendo la situazione al limite dell’umano e del “sanitariamente” possibile: «Siamo in una situazione critica, sotto costanti bombardamenti. I ragazzi stanno morendo di fame e ci sono molti feriti. Noi medici operiamo costantemente, giorno e notte qui sul campo. Un luogo dove sarebbe impossibile vivere normalmente, figuriamoci essere operati – tra le immagini dove la sporcizia e il pattume la fanno da padrone, dove nulla è sterilizzabile continua nel post – Le soluzioni per le flebo sono quasi esaurite. Le ferite iniziano ad incancrenirsi. Non c’è più tempo e quindi la nostra speranza sono solo i corridoi umanitari per un paese terzo. Chiediamo al presidente di rivolgersi ai leader mondiali con una dichiarazione, chiedendo l’uscita dei civili e dei militari dalla città…».

Così chiedendo di taggare politici stranieri e personaggi famosi, lasciano agli ucraini il compito di aiutarli in questa impresa disperata. Oltre 13.626 commenti dove tra i tag si trovano: Zelenskiy, Biden, Erdogan, Mykhailo Podolyak (giornalista), BBC news, Emma Watson, David Beckham, Orlando Bloom e chi più ne ha più ne metta.

Ma il problema è a monte, perché chi sta sul fronte dice che è questione di giorni, di tempo e che non è possibile mandare rifornimenti. I corridoi umanitari come quello previsto per venerdì 22 aprile, con un’organizzazione che prevedeva 10 autobus e che avrebbero dovuto esfiltrare i residenti di Mariupol alle ore 10:00 sull'anello vicino al centro commerciale di “PortCity” si è smaterializzato senza motivo.

Secondo fonti di collegamento con la controparte russa l’evacuazione sarebbe dovuta avvenire alle ore 10:00, ma la controparte avrebbe smesso di comunicare con quella ucraina, e per tutta la giornata, circa 200 persone hanno atteso inutilmente senza sapere che fine avessero fatto quegli autobus. Nessuno, né il collegamento ucraino, né le autorità sapevano dare risposta.

Alle 14:00 il negoziatore russo, secondo fonti locali, avrebbe detto che non ci sarebbe stato nessuna esfiltrazione, ma la gente ha continuato ad aspettare.  Sempre secondo questo collegamento la controparte russa avrebbe detto: «Gli autobus sono andati da qualche altra parte».  In serata si è poi scoperto che i russi hanno organizzato un'evacuazione solo dalla metropolitana verso la zona est, ignorando l'accordo. L’unica gente evacuata sarebbe passata dalla metropolitana a Dokucajevs’k nel Donetsk.

Se queste sono le premesse, stiamo vedendo post di gente che sa di essere spacciata, ma che ancora spera. Stiamo illudendo bambini e civili che scrivono coscienti che se nessuno farà nulla, sono destinati a morte certa. Stiamo osservando dei “morti viventi”, ma ricordiamoci che queste persone sono ancora vive e meritano di essere salvate. Il problema è come!

(foto e video telegram/instagram)