Un carro armato ricoperto di esplosivo è stato guidato dal suo conducente-meccanico, in direzione del nemico a distanza di tiro. A spiegare l’accaduto l'addetto stampa della 128a Brigata, Yaroslav Halas, sulla pagina Facebook. Lo stesso portavoce ha anche dichiarato che dopo questa operazione, Vasyl Dudynets ha ottenuto il soprannome di “Kamikaze”.

Il carrarmato è stato guidato in direzione di Zaporozhye. I soldati della 128a Brigata d'assalto di montagna separata, consci del rischio hanno però continuato a maturare l’idea di adoperare una nuova tattica di “offesa” provando ad utilizzare per la prima volta un “carro armato kamikaze” contro il nemico.

Come riferito dall'addetto stampa della brigata, Yaroslav Halas, il carro armato è stato fatto saltare in aria vicino alle posizioni russe e anche il posizionamento delle cariche esplosive, correttamente valutate e piazzate hanno evitato che l'esplosione effettuata dalla detonazione creasse problemi alla fanteria ucraina: «Niente ha disturbato la fanteria ucraina da quella distanza».

Ovviamente la parte più pericolosa è stata affidata all’autista meccanico, che conscio del pericolo e della difficoltà ha deciso di accettare l’incarico. «Non possiamo avere idea di cosa possa provare una persona quando guida un carro armato pieno di esplosivi e proiettili verso posizioni nemiche», calcolando come pochi metri prima dell’impatto lo stesso debba balzare fuori con il mezzo in movimento facendo saltare in aria il carro armato con un telecomando. «Un carro armato ricoperto di esplosivo, insieme a un'autista meccanico, è stato guidato verso il nemico a distanza di tiro. Se fosse stato colpito da un lanciagranate, non ci sarebbe stata alcuna possibilità di sopravvivenza», ha scritto Halas.

Il militare, Vasyl Dudynets di Mukachevo, si è unito al Comitato militare all'inizio di marzo 2022. Un uomo semplice, che vive del salario che gli viene dato. Per molti anni ha lavorato nella Repubblica Ceca. Nel febbraio dello scorso anno Vasyl ha avuto una figlia e all'inizio di marzo, il giorno dopo il suo battesimo, lui stesso si è recato al Commissariato militare per arruolarsi. Le sue dichiarazioni non lasciano dubbi: «Ho capito che forse non sarei tornato. Se un esplosivo avesse colpito il serbatoio e fosse esploso, sarebbe stata una morte istantanea. Cioè, tutto era chiaro: o sei vivo o sei morto. Non esiste per me l'opzione che mi si possa amputare un braccio e una gamba o che mia moglie o i miei figli mi portino in giro in sedia a rotelle. È meglio per me tornare illeso o morire presto. Per questo ho subito accettato quando i comandanti mi hanno parlato della missione di combattimento. Per cosa siamo tutti qui? Dobbiamo porre fine alla guerra il prima possibile, tornare a casa e crescere i nostri figli...» ha dichiarato Dudynets.