A detta della TASS, l’agenzia di informazione russa, più di mille militari ucraini e contractor unitisi alle forze ucraine sarebbero stati portati dal Donbass in Russia. A detta dell’agenzia, 100 di questi sarebbero già arrivati a Mosca, dove non li attenderebbe un colloquio non proprio “di pace”. I militari in questione, sarebbero tra quelli arresisi a Mariupol e che hanno operato la stenuante resistenza per più di 70 giorni nell’acciaieria dell’Azovstal.

Tutti ricorderanno che la resa non è stata del tutto autonoma, ma che il comandante dell’Azov aveva dichiarato di aver ricevuto ordini da Kyiv/Kiev e che i comandi dovevano essere eseguiti, senza tralasciare che loro avrebbero continuato fino all’ultimo uomo.

I mille trasferiti dal Donbass nella Federazione sarebbero stati condotti in terra “nemica”, a detta della fonte, per indagini approfondite e analisi su vari accadimenti del passato e del presente.

Più di 1.000 persone dall'Azovstal sono state trasferite in Russia. Le forze dell'ordine stanno lavorando a stretto contatto con loro. Nel prossimo futuro, dopo scontri faccia a faccia con un certo numero di prigionieri di guerra, l'indagine prevede anche di tenerle in Russia”, ha detto.

Secondo la stessa, a Mosca potrebbero trovarsi più di 100 persone, “tra cui mercenari stranieri che si sono arresi a Mariupol”. Anche se a riguardo, la TASS non ha commenti ufficiali da parte delle autorità inquirenti e delle forze dell'ordine. (foto a destra da Telegrem)

Il rappresentante ufficiale del ministero della Difesa russo, Igor Konashenkov, ha annunciato il 20 maggio che l'esercito russo aveva completamente liberato il territorio dello stabilimento Azovstal, dove le unità del gruppo ucraino a Mariupol erano rimaste bloccate.

Nell'impresa, secondo i dati del dipartimento militare, un totale di oltre 2,4 mila persone hanno deposto le armi. La scorsa settimana, il comitato investigativo russo ha riferito che il lavoro continuava con i militari detenuti appartenenti alle forze armate ucraine e il battaglione nazionalista Azov.

Sono stati inviati in Russia per azioni investigative”, scrive la TASS, citando una fonte delle forze dell'ordine. Dal messaggio ne consegue che nel prossimo futuro questo numero potrebbe aumentare.

Non è specificato a cosa siano correlate esattamente le azioni investigative, in cui sono coinvolti i prigionieri ucraini. Il Comitato Investigativo della Russia riferisce regolarmente su casi penali in connessione con gli eventi in Ucraina, come alcune delle fonti Telegram che ne parlano.

Agli occhi attenti di chi ha seguito gli eventi, era già chiaro che le cose sarebbero andate in questo modo e che il famoso scambio di prigionieri ipotizzato da Kyiv/Kiev (parlando di questi specifici militari) non sarebbe stato così semplice.

Difatti la Russia conferma che lo scambio sarà fattibile solo dopo i processi che saranno effettuati.

Cosa dice Kyiv

A tal proposito, il viceministro della Difesa dell'Ucraina Anna Malyar, in uno degli interventi ad Ukrinform di giovedì scorso: “Sono in corso trattative sui difensori del Mariupol dell'Azovstal”. Evadendo le domande legate a quando i militari hanno svolto la difesa dell'impianto, questo perché ad oggi “si tratta di informazioni sensibili”. (foto a sinistra Vladimir GerdoTASS).

Così come il presidente ucraino Volodymyr Zelensky che avrebbe confermato che l'esercito ucraino dell’Azovstal dovrebbe essere scambiato con altri prigionieri russi.

Il presidente ha sottolineato che tutti i difensori di Mariupol sono persone eroiche. Ha ricordato che Azovstal aveva combattenti di vari tipi di truppe, oltre a poliziotti, membri del servizio di sicurezza e medici militari.

“È stato deciso di fare un passo con lo scambio dopo che è diventato chiaro che non era possibile risolvere la questione con mezzi militari”.

Ha anche parlato dei piloti ucraini, molti dei quali sono morti cercando di sfondare il blocco di Azovstal per fornire cibo, medicine e acqua ai soldati e mettere in salvo i feriti. Piloti di elicotteri ucraini hanno volato ad Azovstal per molte settimane, sapendo che avrebbero potuto non tornare.

Si prevede una lunga “battaglia” e periodi sempre più difficili. Nessuno ad oggi sembra cedere di un passo.