Il timore di Mosca è che la popolazione possa chiedersi come mai un'operazione che doveva essere lampo stia durando così a lungo e cosa non stia funzionando
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Focalizzarsi sulla durata del conflitto, per il Cremlino, sembra non sia una buona idea. Tanto è vero che nella giornata che precedeva i 100 giorni esatti, dai piani alti sarebbe arrivato l’ordine ai media nazionali e filogovernativi, ancora operativi in Russia, di non focalizzare l’attenzione sulla “durata dell’operazione speciale”.
Questo è successo alla vigilia dei 100 giorni dall'inizio dell'invasione. Il timore delle autorità sarebbe legato a due fattori specifici, uno quello della “sconfitta” legata al primo piano di attacco dell’"operazione speciale” che si è trascinata oltremodo, il secondo sarebbe legato al fatto, che in patria, avendo la popolazione solo a disposizione media filogovernativi e nazionali, sarebbero a conoscenza di una guerra mossa, non tanto contro l’Ucraina e gli ucraini, ma contro le velleità della NATO e dei suoi alleati. Questo, a detta di analisti russi fuggiti dalla “Grande Orsa”, giustificherebbe la percentuale di consensi legata agli attacchi.
Concentrarsi sul conflitto, permetterebbe alla popolazione, di chiedersi come mai, un’operazione “lampo” stia durando ancora così tanto e cosa non stia funzionando. Non parlare di questo, permetterebbe di non far pensare al fatto che in tre mesi le truppe russe non hanno ottenuto progressi significativi.
L'amministrazione presidenziale, avrebbe provveduto alla vigilia dei 100 giorni, a intimare alle redazioni dei media statali e filogovernativi “di non replicare il tema dei 100 giorni di sull'operazione militare in atto” e di “non focalizzare” l'attenzione di lettori e telespettatori sulla durata della guerra.
Quattro di queste fonti lo avrebbero riferito a Meduza, che da pochi giorni sarebbe stata bandita dalla Federazione, costringendola ad operare fuori dal territorio russo come ente straniero. Ad aver ricevuto questo “dictat” troviamo KomsomolskayaPravda, MoskovskyKomsomolets, così come l'agenzia di stampa statale TASS. Tutte avrebbero ricevuto l’ordine di non indicare la durata delle ostilità.A dare conferma di ciò i comunicati stampa lanciati da Channel One e Russia 1, così come nelle pagine principali di RIA Novosti e nella versione in lingua russa di RT, nelle quali non è fatto alcun accenno sul tema.
“Concentrarsi sulle date relative alla guerra può far riflettere i russi sugli obiettivi e sull’insuccesso dell'invasione”, ha detto a Meduza una fonte che ha preferito rimanere anonima.
“Quando si parla di una data rotonda, sorgono sempre delle domande: Cosa si è ottenuto entro questa data? È stato così in epoca sovietica? Quando si presentano dei piani, che poi non vengono mantenuti e si scopre che le promesse sono state evase, si potrebbero creare dei problemi. Possiamo dire che alcuni insediamenti sono stati presi, ma il loro nome non dice nulla alla gente. È tanto o poco? Gli obiettivi dell’“operazione” sono vicini o non ancora?” - dice la fonte di Meduza.
E prendendo come riferimento, i risultati dei sondaggi sulla guerra, somministrati nel mese di maggio, si evincerebbe che molti russi, grazie all’utilizzo di canali alternativi a quelli statali avrebbero capito che la situazione si starebbe trascinando oltre le date previste.
I risultati dei sondaggilo confermerebbero in modo indiretto. Tali test, sarebbero stati somministrati negli ultimi giorni di maggio. Giorni in cui si è tenuta a San Pietroburgo la conferenza “Russian Field: A View from Abroad” con il sostegno della J. and K. MacArthur Foundation.
La società sociologica Russian Field, nel corso di questi incontri avvenuti tra il 23 e il 26 maggio 2022, ha rilevato che il 39% degli intervistati che vivono in Russia è “stanco” delle notizie sull'andamento della guerra.
“Non si sa nulla dei suoi obiettivio dei risultati raggiunti, ad eccezione della denazificazione e della smilitarizzazione dell'Ucraina. La gente non capisce queste parole, ma vede che i combattimenti vanno avanti da molto tempo. Prima dell’“operazione”, è stato detto loro che l'Ucraina era uno stato debole. Ma ora si scopre che è impossibile sconfiggerlo rapidamente”. Questo lo avrebbe detto l'interlocutore di Meduza vicino al Cremlino.
Ma c’è anche chi, come DmitryPeskov, portavoce del presidente della Federazione Russa, in un commento sulle pagine di Meduza, avrebbe dichiarato di dissentire con l'opinione comune che l’operazione speciale si stia trascinando: “Tali operazioni non possono avere una tempistica ben definita” e alla domanda se ci fossero istruzioni dal Cremlino sulla copertura mediatica della durata della guerra, Peskov non ha risposto.
In precedenza, Nikolai Patrushev, segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, ha affermato che la Russia “non sta inseguendo i tempi dettati dall’operazione speciale”. Ma a far riflettere oltremodo, l'ex comandante delle forze aviotrasportate e deputato della Duma di Stato della Federazione Russa, il generale Vladimir Shamanov (in foto, fonte Wikipedia), che avrebbe serenamente affermato che la “smilitarizzazione” dell'Ucraina, a suo avviso, “potrebbe richiedere dai cinque ai dieci anni”.
Difatti, se si fanno ricerche specifiche, e se si impiega un po’ di tempo nell’indagine delle fonti primarie, si può notare come i costrutti linguistici usati dai propagandisti televisivi russi indicano sempre più che “la Russia non è realmente in guerra con l'Ucraina, ma con la NATO e l'Occidente”.
Senza dimenticare le dichiarazioni fatte dalla conduttrice Olga Skabeeva durante il popolare talk show “60 Minutes” in onda sul canale televisivo “Russia 1”: “Forse è ora di ammettere che l'operazione speciale della Russia in Ucraina è finita. Nel senso che è iniziata una vera guerra, e per giunta una terza guerra mondiale. Siamo costretti a smilitarizzare non solo l'Ucraina, ma l'intera Alleanza Nord atlantica” ha dichiarato in diretta, tra la perplessità degli ospiti in sala.
La conclusione della Skabeeva, inaccettabile,sarebbe arrivata dopo che i rappresentanti dei militanti della DPR,hanno affermato che il centro del Donetsk, sarebbe stato bombardato dall'esercito ucraino il 30 maggio da obici americani M777, che sono stati trasferiti in Ucraina dagli Stati Uniti.
Faccio anche presente, come la propaganda filorussa sta per creare un ennesimo mostro, lanciato dal canale televisivo di stato bielorusso “Bielorussia 1”, che avrebbe trasmesso un reportage sui presunti piani dell'esercito ucraino e che li accuserebbe do voler attaccare la Bielorussia. I propagandisti bielorussi e filorussi starebbero quindi affermato che l'Ucraina intenderebbe annettere parte delle regioni di Gomel e Brest all’Ucraina.
Il tutto sembrerebbe davvero al limite della follia, e questo pur di far scendere in capo un popolo che si rifiuta di entrare in guerra. Perché ricordiamo le parole del Governatore di Rivne, VitalyKoval, che affermava che a sentire dell’intelligence e a detta degli abitanti al confine con la Bielorussia non ci si aspettavano grandi minacce anche se la guardia rimaneva alta. Sottolineava anche con certezza che vi erano comunque rapporti di discreto vicinato. “Unico” problema l’utilizzo del territorio Bielorusso, da parte delle truppe della FR, che a ritmi più serrati, ad oggi lanciano missili sulla regione tra il silenzio dei media, voluto anche da Governatore stesso. Questa narrativa di propaganda sarebbe supportata anche dai funzionari russi, come Nikolai Patrushev che avrebbe affermato in una riunione del consiglio scientifico, sotto il Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, che “la campagna globale anti-russa lanciata dagli americani e dai loro satelliti dimostra in modo convincente che l'Ucraina è diventata un pretesto per condurre una guerra non dichiarata contro la Russia”.
Chiedendo durante l’intervento, un consiglio per valutare i parametri di questa guerra e per leggerne i segni e le caratteristiche che la differenziano dalla Guerra Fredda. Così come il ministro degli Esteri russo SergeyLavrov, che ha parlato di “guerra ibrida totale” dei paesi occidentali contro la Russia.
Sempre facendo riferimento ai sondaggi effettuati a fine maggio, questo tipo di comunicazione, affermerebbe che le tesi sul confronto tra Russia e Occidente risultano essere più comprensibili e digeribili dal popolo russo. Difatti in uno studio del VTsIOM pubblicato il 30 maggio, il 40% degli intervistati russi ha affermato che lo scopo dell’“operazione speciale” era proprio quello di impedire alla NATO di stabilire le sue basi sul territorio dell'Ucraina.
L'interlocutore di Meduza, vicino al Cremlino, ha spiegato: “Se la battaglia è già con l'intera NATO, un nemico molto forte, e non con l'Ucraina, allora la gente capisce che non c'è bisogno di aspettare una vittoria anticipata”.
Purtroppo, però, non ci sono dati “indipendenti” che possano dire in modo affidabile se i russi sostengano un confronto aperto con l'Ucraina (o con l'Occidente in generale). Dal 24 febbraio sono stati pubblicati vari sondaggi sociologici sull'atteggiamento dei russi nei confronti della guerra, molti dei quali evidenziano che la maggior parte dei residenti sostiene “l'operazione speciale”. Tuttavia, numerosi scienziati sottolineano che nelle condizioni di propaganda, censura e repressione, è improbabile che tali studi riflettano la realtà.