Una logorante guerra a chi abbandona prima. L’odore acre e ferroso del sangue fresco o rappreso a terra. Tra le macerie e per strada migliaia di morti, di case in frantumi, polvere e cenere, missili, armi, l’orrore non risparmia niente e nessuno e le minacce arrivano da ogni dove, in questa guerra tutte le cinque dimensioni vengono abbracciate, alcune di più altre meno, ma l’orrore ha colpito gli occhi increduli di chi ha visto il proprio nemico prima di cadere o di chi seduto da casa ha iniziato a pontificare su ciò che accade. Ma è proprio vero che solo vivendo comprendi a pieno ciò che succede.

È risaputo che in una guerra le perdite militari, per quanto tremendo possa sembrare, sono calcolate. Anche se non volute sono messe in un conto macabro con la morte, che resta lì, in attesa di falciare più anime possibili. Ma anche qui, se capita è perché è successo, ma l'accanimento sul “nemico” dall'una e dall'altra parte non è giustificabile. La guerra tira fuori il peggio dell’essere umano. Diverso il discorso per i civili, che loro malgrado si trovano inglobati senza volerlo in una bolla di violenza gratuita. Psyops da entrambe le parti, propaganda come se piovesse e questa è “la dura legge della guerra alla disinformazione”, voluta di proposito durante questi periodi di crisi.

I militari o chiunque si sia trovato in condizioni di guerra proibitive, dovrebbero sapere bene quanto la terra sia macchiata dal sangue di colleghi e innocenti. Come la terra sia violentemente abituata dall’uomo a cibarsi di quel liquido rosso e ferroso che ci circola nelle vene, assorbendo non solo i liquidi, ma anche le vite che lentamente su di essa si spengono.

Tragici eventi che devono portarci a riflettere, ma non devono indurci a pensare che entrare in guerra sia la soluzione giusta. Lo sgomento per ciò che è accaduto e che accade incessantemente da 4 mesi deve portarci a dire basta, senza trovare giustificazione alcuna in ipotetiche prese di posizione guerrafondaie. Tutto ciò che si è visto e anche quello che non si è visto ci deve portare a comprendere che scendere in guerra è la cosa peggiore che possa capitare all'umanità. Persone che hanno perso l’uso degli arti, che hanno perso parenti, morti ammassati e seppelliti ai bordi delle strade, fosse comuni e centinaia di migliaia di bare e croci che servono da monito per ricordare “di non dimenticare”. Ma l’uomo ha memoria corta.

In questi quattro mesi di “guerra lampo” si è sentito parlare di tutto. A cinque giorni dall’invasione dell’Ucraina il ministro della Difesa SergeyShoiguaveva dichiarato che uno degli obiettivi dell’Operazione Speciale era quello di proteggere la Russia dalla minaccia militare rappresentata dai paesi occidentali e dalla NATO parlando di smilitarizzazione. Di pari passo era nata la storia della denazificazione che avrebbe dovuto giustificare l’invasione e la presa eventuale di Kyiv/Kiev e a seguire la liberazione del Donbass (DPR/LPR) con annessa la conquista di Mariupol e il corridoio di terra che dalla Crimea arriva ad Odessa.

All'Ucraina, non è rimasto che difendersi strenuamente e lo sta facendo fino all’ultimo uomo. Obiettivo, non perdere il proprio diritto all’essere uno Stato sovrano ed indipendente, preservando il preservabile, respingendo l’aggressione con la consapevolezza che vi sarà una tregua solo se qualcosa verrà ceduto.

Purtroppo l’errore più grande del Cremlino è stato quello di non calcolare che avrebbero potuto incontrare una dura resistenza e che la famosa “guerra lampo” prevista all’inizio avrebbe dovuto essere rimodulata dalle basi.

In un primo momento il ministero della Difesa russo, riguardo ai risultati del primo mese di ostilità, avevano affermato che gli obiettivi della prima fase dell'operazione speciale erano stati raggiunti: il potere dell'esercito ucraino era stato minato, le infrastrutture e le attrezzature militari del nemico erano state distrutte. Ma a distanza di pochi giorni, dalle dichiarazioni le truppe russe hanno iniziato a ritirarsi da Kiev, Chernigov, Kharkiv e Sumy, concentrando i loro sforzi sulla cattura del Donbass.

Geopolitica della guerra

I fronti colpiti in Ucraina sono molteplici. Inizialmente le FR avevano disperso le energie su più linee, ma oggi anche secondo l’ISW si stanno concentrando quasi unicamente alla conquista del Donbass, senza tralasciare qualche colpo di artiglieria o aereo qua e là per l’Ucraina. Parlando con referenti geostrategici locali, si riesce a fare un quadro dettagliato della situazione.

Nella zona Nordest – Est le truppe russe controllano le parti settentrionale, orientale e sudorientale della regione di Kharkiv, così come quasi l'intera regione di Luhansk, ad eccezione della zona industriale di Severodonetsk, della vicina Lysichansk e di molti altri villaggi.

A Severodonetsk, come già ampiamente scritto, sono in corso bombardamenti continui, l'esercito russo sta cercando di chiudere a sacca le truppe ucraine, circondando su tutti i fronti. Anche Lysichansk risulta nel target continuo dei russi, che ad oggi con nuovi rinforzi e continuo utilizzo di artiglieria e bombardamenti aerei sembra si stiano avvicinando all’obiettivo. Inoltre con continui bombardamenti sta cercando di far arrendere i militari che si nascondono dentro lo stabilimento Azot.

A questa offensiva, l'esercito ucraino sta reagendo con grande resistenza. Gli uomini portati allo stremo delle forze cercano di contrattaccare da ovest il raggruppamento russo situato a est di Kharkiv, anche se al momento a preoccupare è più la zona di Severodonetsk. Questo dimostra che il Luhansk è quasi completamente passata sotto il controllo delle forze russe.

Tra Sudest e Sud, nelle zona del Donetsk, la situazione è differente, poiché i russi sembrano ancora avere qualche difficoltà ad avanzare.

Difatti nonostante i numerosi attacchi, le truppe ucraine hanno mantenuto le loro posizioni operando tattiche di difesa capaci di allontanare le truppe nemiche. Questa situazione, crea alla Russia danni a livello di umore delle truppe e di immagine in Patria, senza contare i danni militari, che comunque sembrano poca cosa a confronto dell’attuale blocco sul campo.

L'esercito russo controlla la maggior parte della regione di Kherson e parte della regione di Zaporozhye. Tra l’altro luoghi rimasti occupati dai primi giorni dell’invasione.

Qui l'esercito ucraino, ad oggi, sembra avere l'iniziativa. Difatti nei giorni scorsi ci sono state segnalazioni dell'avanzata delle truppe ucraine in direzione di Kherson.

Riguardo al Nordovest – nord, nonostante il ritiro delle truppe russe, le forze armate ucraine sono costrette a mantenere forze significative nel nord - dal confine polacco al Dnepr, nonché nelle regioni di Chernihiv e Sumy - per respingere una possibile seconda offensiva.

Riguardo all'esercito della vicina Bielorussia, starebbe iniziando a rappresentare una potenziale minaccia. Non a caso Alexander Lukashenko, soprattutto ultimamente sembra dimostrare completa lealtà al Cremlino. Da poche settimane ha infatti iniziato ad organizzare manovre militari vicino ai confini ucraini. Fortunatamente le follie pensate da Lukashenko, sembrano preoccupare poco gli analisti e gli esperti, che comunque consigliano di tenere sempre la guardia alta. In caso di invasione dell'esercito bielorusso in Ucraina, i rischi di una sua sconfitta sono alti e questo non farebbe ben sperare per il regime di Lukashenko, nonostante da fine maggio lo stesso Presidente abbia ordinato la creazione di una milizia popolare.

Ciò che invece accade tra Ucraina e Occidente è il risultato creato da questa folle guerra. L'invasione russa ha per certo, avvicinato Kyiv/Kiev ai paesi occidentali. Giovedì 23 giugno, il Consiglio europeo ha concesso all'Ucraina lo status di candidato all'adesione all'UE. La concessione di questo status è stata sostenuta da tutti i 27 stati dell'Unione Europea.