Giacomo Mancini il centro storico lo ha sempre vissuto dall’interno, scegliendo di abitare in Via del Liceo, affacciata su Largo Vergini, nel cuore del borgo antico. L’ex parlamentare, deputato per due legislature, non rinuncia ad esprimere il proprio punto di vista sulla scelta adottata dal sindaco Mario Occhiuto di limitare l’accesso delle automobili su Corso Telesio e in altre aree di Cosenza vecchia.

Seguito il percorso inverso

«In tutte le città del mondo per risollevare un quartiere degradato e abbandonato il primo passo è programmare un complesso di interventi che punti a valorizzare il patrimonio storico, artistico e architettonico che nel caso del centro storico di Cosenza ha un valore inestimabile – dice - E quindi prima si mette mano alla messa in sicurezza dei luoghi, si incentiva il privato ad acquistare e a ristrutturare gli edifici e gli esercenti a potenziare le attività esistenti e ad aprirne di nuove. E solo alla fine di questo percorso eventualmente si regola l’accesso e si limita il traffico. Qui a Cosenza in maniera scellerata si è iniziato dalla fine. Con risultati tragici».

Corso Telesio diventato un mortorio

Non usa mezzi termini Mancini nell’esprimere la sua valutazione: «Corso Telesio di giorno è un mortorio. Le uniche presenze a piedi sono quelle di qualche turista che zaino in spalla e ciabatte ai piedi scatta qualche foto. Ma nulla di più. I cosentini che nella pausa pranzo venivano per godere della frescura hanno rinunciato. Sotto il solleone salire per corso Telesio è dura. Con l’avvio della Ztl il farmacista è stato costretto a licenziare alcuni collaboratori, gli alimentari e i bar hanno visto calare drasticamente le vendite, il calzolaio si fa lasciare le scarpe dai suoi clienti sul lungo Crati. Un disastro insomma. La sera si registrano presenze anche importanti dal punto di vista numerico solo quando vengono organizzati spettacoli e concerti. In quel caso regolamentare l’accesso di auto mi sembra più che giusto».

Occorre una pianificazione organica

«Non amo e non mi dedico alla critica pregiudiziale. Anzi cerco di cogliere come positivo il fatto che si torni a parlare di centro storico – spiega Giacomo Mancini - E’ bello che esercenti e commercianti, ma anche gruppi di residenti si stiano costituendo in associazioni, per proporre idee. E anche per questo mi permetto di dare dei suggerimenti. Dall’amministrazione non si percepisce alcuna proposta programmatica. L’inverno scorso il Ministero dei Beni culturali stanziò 90 milioni di euro per il centro storico. Che fine hanno fatto queste risorse? Perché il Comune non pretende che vengano subito messi a disposizione della città? Perché si limita ad una serie di iniziative slegate e sconnesse? L’idea degli espropri nei confronti di chi non si prende cura dei propri immobili – aggiunge - mi sembra fumosa dal punto di vista pratico e pericolosa da quello giuridico. Il problema non è come sanzionare chi non vuole mettere mano alle proprie proprietà, ma è come sostenere e agevolare chi invece nonostante tutto ha ancora voglia di investirci. Ad iniziare da chi ci vive e ci lavora».

Prima di pensare alle auto c’è ancora molto da fare

Un esempio piccolo ma significativo. Il comune prima di far montare i ponteggi per mettere mano agli edifici pretende il pagamento della tassa di occupazione del suolo pubblico. Da Palazzo dei Bruzi dicono che la tassazione nel centro storico è più bassa di quelle delle altre zone. E, però, a conti fatti le imprese edili pretendono dal privato un prezzo molto più alto a causa della difficoltà oggettiva del montaggio. Oggi tra l’altro con la Ztl i mezzi non possono nemmeno raggiungere i cantieri. Dico questo per dire che chi decide di investire qui è quasi un eroe. E va sostenuto. Un tempo (ed erano tempi splendenti per il centro storico) il comune contrattò con gli istituti di credito tassi agevolati per chi acquistava e ristrutturava immobili. E addirittura si faceva carico dl pagamento di una parte non piccola delle rati semestrali. Perché non riproporre la stessa misura? Si pensa al bello. Ed è anche giusto. Sempre nel passato agli esercenti che rifacevano fare in legno il portone della propria bottega, il comune dava un contributo. Si può pensare alla stessa cosa, allargandola alle insegne e ai tavolini. Come si vede prima di chiudere il traffico H24 c’è molto da fare».