«Abbiamo scoperto che per ricevere questi fondi dalla Regione, FinCalabra non aveva neanche presentato un Piano». Domenico Giannetta pesa le parole, visto che è grave la rivelazione che fa, dopo aver riunito la commissione Vigilanza che presiede. Quasi 4 milioni di euro che, in barba agli obblighi dell'ordinaria amministrazione e dell'esercizio provvisorio - a cui sarebbe vincolata la giunta guidata dal facente funzioni Nino Spirlì - secondo una delibera del 4 dicembre andrebbero per una operazione che l'organismo guidato dal consigliere di Forza Italia, all'unanimità, vuole sventare.

«Tra le funzioni di FinCalabria - argomenta Giannetta - non sembra che ci siano anche quelle relative all'indirizzo che con questo atto l'esecutivo gli ha dato: il commissario liquidatore del Corap vuole dargli in affitto per un anno il ramo d'azienda che prevede la gestione diretta delle zone industriali calabresi».
Il commissario Fernando Caldiero, ha staccato il ruolo che il consorzio regionale vuole mantenere nella depurazione, per dare a Fincalabra - che normalmente si occupa di finanzare le imprese - il non previsto compito di gestire i 16 agglomerati industriali calabresi.
«All'unanimità - prosegue Giannetta - la Commissione ha deliberato per chiedere alla giunta regione di revocare la propria delibera, quanto meno in attesa che FinCalabra presenti un Piano che indica quali norme autorizzebbero questa società completamente partecipata dalla Regione a poter variare dalla propria mission, e in secondo luogo come vule spendere queste risorse».

L'affitto per un anno delle zone industriali infiamma quindi il dibattito, visto che la Commissione guidata da un consigliere di maggioranza - con i voti anche del consigliere leghista Pietro Molinaro - fa le pulci ad una giunta dello stesso colore politico di entrambi, e Giannetta precisa: «C'è il serio rischio che il fallimento del Corap, o comunque la bocciatura che la Corte costituzionale potrebbe decretare, a gennaio, quando si esprimerà sulla legge regionale varata nella precedete legislatura, possa pregiudicare il decollo definito della Zona economica speciale calabrese, visto che più del 70 % delle aree incluse sono appannaggio del consorzio in liquidazione».