«Zingaretti pavido, Il Pd merita Oliverio e i suoi compagni di merende»

Per Alessia Bausone l’assedio partenopeo dei due “commissari” campani, Graziano e Oddati, non ha portato a nulla e il governatore è ancora lì che detta legge nel partito con tutti gli altri “impresentabili”

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di Redazione
30 ottobre 2019
14:15
Nicola Zingaretti e Mario Oliverio
Nicola Zingaretti e Mario Oliverio

di Alessia Bausone*
Francamente non comprendo l’atteggiamento dei vertici del Partito democratico nei confronti di Mario Oliverio, cioè “Il Presidente scomodo della sfida riformista”, come si legge nel sottotitolo della biografia scritta dal presidente del Pd provinciale di Catanzaro Michele Drosi.
Per questo riepilogare gli avvenimenti del passato recente può essere utile. Alle ultime primarie Zingaretti e company romana hanno tollerato le peggiori nefandezze del Pd calabrese per gonfiare risultati e dichiararli fenomenali, ottenuti con un tesseramento falso e con un voto altrettanto falso alle convenzioni di circolo (tenutesi anche in circoli che non esistono) e con verbali allegri di primarie comunicati oralmente. Il tutto senza bilanci e anagrafi certificate.
Comprendo, certo, che lanciare mediaticamente percentuali da capogiro possa essere utile nel dire che “il Pd è vivo e lotta insieme a noi”, ma a lottare sono sempre state solo le strutture regionali con personale strapagato dai calabresi, che hanno militarizzato e vampirizzato in questi anni il centrosinistra calabrese.

 


Zingaretti, ricorderanno gli addetti ai lavori, ha poi dato carta bianca alle primarie nelle sue liste “PiazzaGrande” per l’assemblea nazionale del Pd all’odiato Oliverio, che a sua volta aveva delegato l’allora capogruppo Pd (di cui non parla più nessuno) Seby Romeo, che ci ha inserito la vallettopoli regionale di cui sopra.
Lo stesso dicasi per la Direzione nazionale del partito in cui Zingaretti ha inserito in “quota Calabria” le statue di sale di veltroniana memoria di cui oggi si vorrebbe liberare, dopo essersele portate in dote in tutto il cammino congressuale e anche oltre.
E lo fa non mettendoci la faccia, mai, ma lanciando senza paracadute il Paperino del Pd (quanto a goffaggine politica) Stefano Graziano, già Presidente Pd Campania, le cui magre figure, vedasi commissariamento Pd Crotone, sono arcinote dalla Calabria in su, e tale Nicola Oddati, già assessore comunale a Napoli.
Qualora ciò non fosse una cambiale per aver candidato alle politiche Stefania Covello nel capoluogo partenopeo l’anno scorso, questo inutile assedio campano non sta producendo risultato alcuno, mentre Nicola Zingaretti pare continui pavidamente a non saper che pesci pigliare.

 

La realtà è che il Pd calabrese per come è stato ridotto e per come è stato snobbato prima dalla segreteria Renzi e ora da quella Zingaretti, merita Mario Oliverio e i suoi compagni di burraco politico-giudiziario: Seby Romeo, Enzo Sculco, Orlandino Greco, Luigi Incarnato e Nicola Adamo.
Il Nazareno ci faccia i conti, anche perché non ci sarà il M5s, che lodevolmente aveva posto il veto agli impresentabili del Pd calabrese in sede di formazione del governo, a fargli da scudo umano alle elezioni regionali.

*opinionista della trasmissione Perfidia

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