Nel centrodestra il trionfo dell'asse sovranista rende ancora più marginale il ruolo di Forza Italia. La deputata calabrese: «Adesso si rispettino gli alleati e il codice etico». A sinistra si accende lo scontro con Aieta sicuro: «L'alleanza giallorossa è stata bocciata e non può essere riproposta. Si apra adesso un tavolo di discussione». I due esponenti politici ospiti di Pubblica Piazza
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I risultati delle elezioni in Umbria hanno già messo in fibrillazione partiti e coalizioni anche in Calabria. A poche ore dalla chiusura delle urne che hanno decretato la larghissima vittoria del centrodestra a danno dell’alleanza Pd-Cinque Stelle che regge il governo Conte, il dibattito sviluppato durante la puntata di Pubblica Piazza condotta dal direttore di LaCnews24 Pasquale Motta ha offerto molti spunti di riflessione sia a destra che a sinistra. Sul fronte del centrodestra la deputata Wanda Ferro ha sbandierato il risultato ottenuto da Fdi che ha di fatto doppiato Forza Italia, diventata ormai marginale per i futuri giochi di coalizione. Il che fa crollare anche le azioni di Mario Occhiuto come possibile candidato governatore.
«Il vero risultato in Umbria – ha detto Wanda Ferro - è rappresentato da Fdi che supera le due cifre e continua a crescere dopo politiche e europee. La gente premia la coerenza e comunque chi non tradisce gli elettori. Credo che in Calabria questo risultato avrà il suo peso, così come lo avrà anche nelle altre Regioni in cui si andrà a votare».
Il centrodestra in Italia, insomma, si scopre ancora di più a trazione sovranista e Wanda Ferro è chiara sul futuro e sul no ad Occhiuto: «Niente prove muscolari in Calabria ci si sieda introno a un tavolo nel rispetto di quel codice etico e si apra un dialogo con gli alleati anche con rispetto ai numeri che sono cambiati. Dobbiamo avere la lungimiranza di pensare a una Calabria che non deve essere governata sulla base di una prova muscolare, ma della migliore candidatura in campo».
A sinistra, invece, lo scontro tra Mario Oliverio e il commissario regionale Stefano Graziano prosegue uguale a se stesso, anche se il governatore appare rinfrancato e potrebbe anche decidere di accelerare sulla data del voto, mentre il commissario ribadisce: «In Calabria proseguiremo nel percorso di rinnovamento intrapreso».
Giuseppe Aieta, invece, ha interpretato il voto in Umbria come una bocciatura dell’alleanza giallorossa. «In Umbria è stato bocciato uno schema che si voleva riproporre in giro per l’Italia e che evidentemente non po’ essere più riproposto. In Calabria nessuno è innamorato di Oliverio, ma la trattativa sulle regionali in Calabria è sbagliata perché imposta e le imposizioni i calabresi non le accettano facilmente. In questi ultimi 50 giorni si è avuta l’idea che il Pd più che mettere in campo una propria strategia sia diventata la sesta stella del M5S. In Calabria è arrivato un commissario che ha detto che Oliverio è fuori e che si fa l’accordo con in Cinque Stelle. Diverso – dice Aieta suggerendo il tema della discussione a sinistra per i prossimi giorni - sarebbe stato intavolare una discussione voglio partecipare. Non c’è stato un tavolo e neanche l’occasione di mettersi contro Oliverio alla fine di un confronto. Vorremmo essere trattati con rispetto dopo avere dato tanto a questo Pd. Abbiamo adesso l’occasione di riportare la discussione nel suo alveo naturale, anche perché non avrebbe senso riproporre in Calabria ciò che è fallito in Umbria».
Il commissario regionale del Pd Stefano Graziano, raggiunto telefonicamente, ha invece minimizzato. «Sapevamo che in Umbria ci attendeva una sfida difficile anche per le particolari condizioni locali. Il risultato non è stato positivo ma il percorso di rinnovamento in Calabria avviato resta l’unica opzione percorribile. Non si torna indietro e anzi il lavoro va intensificato. La possibilità di un Oliverio bis è stata superata ben prima dell’accordo di governo Pd-Cinque Stelle, abbiamo già detto parole chiare e nette».
Sulla data del voto, Graziano ha ribadito la richiesta Pd: «Sosteniamo la tesi di fissare la data del 26 gennaio come in Emilia, ma la scelta sarà del governatore».
Riccardo Tripepi
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